
"Non è successo niente, sono cose che capitano nello sport", ovvero che capitano quando a Jannik Sinner non va a genio qualche cosa. Discrezione, si riassume in una parola il motivo per cui Marco Panichi (e, con lui, Ulises Badio) non è più nell'angolo del numero uno del mondo: a Jannik piacciono più i fatti dei discorsi, e la personalità dell'ex preparatore di Djokovic era diventata troppo ridondante. Soprattutto perché, non solo nelle interviste ma anche negli spogliatoi (e pure con qualcuno del team di Novak), pare sia sfuggita qualche parola di troppo. Ecco dunque il divorzio, clamoroso nella tempistica ma logico se si conosce Jannik, anche nella sua comunicazione: "Non c'è stato nulla di grave, li ringrazio per il lavoro fatto".
Insomma: il media day di Wimbledon alla vigilia della partenza del torneo è un vedo-non vedo. Sinner ostenta tranquillità ("Il ko di Halle è passato, sono pronto mentalmente e fisicamente"), ma certamente appare, se non infastidito, sulla difensiva. Ammette che "il timing della decisione non è perfetto, ma visto il tanto lavoro fatto negli ultimi tre mesi, qui a Londra non ci saranno problemi", però è chiaro che qualcosa sia successo, e che - soprattutto - la sconfitta a Parigi contro Alcaraz abbia rilasciato un'onda che si è trasformata in un mare in tempesta. Alla fine, infatti, una frase messa lì tanto per spiegare diventa quella chiave, e l'esempio parte, come sempre, dalla famiglia: "Cosa cerco da chi entra nel mio team? Che la comunicazione tenga conto che si lavora in un gruppo. Cerco qualcuno che sia onesto e di cui potersi fidare. Prendo l'esempio da mio papà in cucina: se un cuoco non fa le cose per bene, poi diventa tutto più difficile". A qualcuno, a quel punto, saranno fischiate le orecchie, poi come spesso capita Jannik ci ha messo un tappo: "È mancata armonia? Non è stato per questo: mi è stato chiesto cosa sto cercando, riguarda il futuro. Ho solo detto che l'armonia è importante, visto che si sta insieme tutto l'anno".
E allora, quale sarà il futuro partendo da Wimbledon? Per il momento resta il fidato osteopata Andrea Cipolla a tamponare ("Non è il momento di pensarci, c'è uno Slam da giocare"). Poi partirà il casting: "Le opzioni sono tante". Di sicuro un preparatore all'altezza si troverà, ma dietro al caso del momento c'è anche il vero problema che arrovella Sinner, ovvero l'addio a fine anno di Darren Cahill.
Se Simone Vagnozzi è il coach che lo ha forgiato tecnicamente, l'australiano è per lui una specie di guida mentale, un padre tennistico di cui teme di non poter fare a meno. Cahill per il momento non cede, vuole tornare a dedicarsi alla famiglia: è su questo che Jannik giocherà la sua partita più importante nei prossimi mesi.