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Sinner verso la top 10: servizio, fisico e...

Battuto in finale a Miami, a 19 anni Jannik Sinner viaggia veloce. Ecco dove deve crescere

Sinner verso la top 10: servizio, fisico e...

Una sconfitta è una sconfitta, il tennis non ammette mezze misure. E spacciarla per una vittoria morale farebbe torto a Hubert Hurcazc e, soprattutto, a Jannik Sinner. Che con grande lucidità ha spiazzato chiunque fosse alla ricerca per forza di un perché dopo il suo ko nella finale di Miami: «Chi vince festeggia, chi perde impara».

Così parla chi aspira a diventare un Numero Uno e così insegna a 19 anni, a tutto il movimento sportivo italiano, che non c'è bisogno di andare alla ricerca di scusanti se qualcosa va storto. Nel tennis, soprattutto, un giorno non è uguale all'altro. E così capita che Jannik perda molte delle sue certezze pur non rinunciando mai all'idea di rimettere in piedi il match, improvvisamente stravolto da quei sei game di fila quando il Rosso era in vantaggio 6-5 nel primo set. «Non ho perso 6-1, 6-1 comunque, anche se non era la mia giornata». Infatti.

E allora: cosa manca a Sinner per diventare quello che sarà Sinner? Poco. Quei particolari da cui si giudica un campione, e che Jannik e il suo team hanno ben in testa nel programma triennale che si erano prefissati. Solo che il ragazzo ha accelerato il tutto con il suo talento.

Dunque: il primo servizio, per esempio, assente ingiustificato per tutto il match di domenica, quel colpo che ti toglie dall'imbarazzo quando le tue armi migliori non funzionano. Jannik ha sempre ammesso che è un fondamentale in cui deve migliorare: il gap per entrare stabilmente tra i primi 20 (dopo Miami è 23) si colma partendo da lì. E poi alcuni passaggi tecnici: molto spesso, negli scambi in cui l'italiano aveva costretto l'avversario all'angolo, ha sbagliato la direzione del colpo definitivo, rimettendo la palla in gioco. Infine il fisico, questo è noto: l'ulteriore salto verso l'alto passa da una preparazione che costruisca muscoli e fondo per non arrivare con la lingua fuori quando si gioca corpo a corpo. Su questo Dalibor Sirola, il suo fisio, ha già promesso sudore, sudore e sudore.

Insomma: è normale che a 19 anni un tennista non sia ancora completo di corpo, l'importante è che lo sia di testa. Jannik da quel punto di vista è prontissimo, l'ha dimostrato. E questo giova al tennis italiano che ha rimesso la gente davanti alla Tv e che ora ha ben 10 giocatori nei primi 100 del mondo. Il resto verrà, perché - ha detto Sinner alla fine - «tornerò più forte».

Statene certi, manca davvero poco.

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