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Sirena Flamini vince l'argento iridato e si ritira «Ora mamma»

Sergio Arcobelli

Manila, un addio in lacrime d'argento. L'Italia del nuoto sincronizzato ha chiuso la rassegna iridata di Gwangju con un altro secondo posto, il terzo in totale. Due di queste tre gemme sono arrivate grazie a Manila Flamini e Giorgio Minisini, il duo misto che dopo il secondo posto nel tecnico ieri si è ripetuto anche nel libero, sempre alle spalle dell'Armata russa. Finisce in lacrime Manila Flamini la sua lunga storia d'amore con il sincro, lei che è stata capitana storica della nazionale. La romana, infatti, aveva già deciso a 31 anni di lasciare dopo una vita da sincronette carica di allenamenti, gare e tanti sacrifici. Tra le motivazioni del ritiro c'è soprattutto l'intenzione di diventare madre: «Da due anni è un desiderio che mi porto dietro. Ho tirato avanti perché credevo che qui in Corea potessimo fare ancora tanto. Ed infatti è stato proprio così». Ovvero, altri due argenti in altrettante finali che mettono la parola fine al sodalizio con il 23enne Giorgio Minisini. Un sodalizio con il collega romano che ha avuto come massimo traguardo l'oro iridato a Budapest nel 2017, che poi resta il primo e unico mai vinto dall'Italia nel sincronizzato. Ossia, «il momento più bello insieme perché è arrivato dopo aver condiviso tante ore assieme».

E ora? «Beh, sarà assai difficile colmare il vuoto di Manila», confessa Minisini. Il quale stempera le polemiche sui punteggi della giuria nel tecnico, a detta di molti meritevole dell'oro anziché dell'argento dietro ai russi: «Non c'è delusione, c'è solo soddisfazione ed orgoglio per il nostro esercizio». E, su tutto, ci sono le lacrime, quelle versate da Manila una volta fuori dall'acqua. «Ho visto mia mamma, che è venuta fin qui, piangere al termine del mio ultimo esercizio. Lei sa quello che ho sofferto e quello che ho dentro in questo momento.

Questa medaglia è per lei».

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