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"So cosa sta provando oggi Silvio. È come vedere la moglie con un altro"

«Il derby cinese? È la globalizzazione, ma gli imprenditori milanesi non si vogliono esporre... Eppure ci sarebbe persino da guadagnare»

"So cosa sta provando oggi Silvio. È come vedere la moglie con un altro"

Dal Milan dei Pirelli, dei Rizzoli, dei Berlusconi a quello di Li Yonghong; dall'Inter dei Fraizzoli, dei Pellegrini, dei Moratti a quella di Zhang Jindong. Fine di un'era e in un certo senso del calcio alla milanese. Da oggi tutto è globalizzato, persino il derby.

Presidente Pellegrini, è veramente finita l'epoca degli imprenditori milanesi con il coer in man e l'altra mano sul portafogli?

«Mi consenta di mandare il mio primo pensiero all'amico Berlusconi che domani vivrà il suo primo derby da ex presidente e con cui ho avuto un buonissimo rapporto umano pur stando su sponde opposte del calcio milanese. Anzi, dal punto di vista sportivo abbiamo sempre avuto un grandissimo rispetto, fin dal primo derby in cui ci siamo affrontati (il 6 aprile 1986, 1-0 per l'Inter con il famoso gol del carneade Minaudo: era il primo derby vinto da Pellegrini dopo sette tentativi)».

Lei ha ceduto l'Inter nel febbraio del '95: ci racconta come vive quei momenti un presidente?

«Posso immaginare quello che sta provando Berlusconi dopo 31 anni di presidenza. Io lasciai l'Inter dopo dieci anni, il suo sarà un rammarico triplo... Mi consenta la battuta per significare quello che Berlusconi ha dato non solo al Milan ma a tutto il calcio italiano».

E lei cosa provò?

«Le rispondo con una battutaccia che ho sempre fatto tra amici ma mai sui giornali. Io ho lasciato l'Inter in un momento difficile dal punto di vista personale e della mia azienda. E per dieci anni non sono più andato allo stadio perché mi sembrava di essere quel marito che è stato lasciato dalla moglie ed era infastidito nel vederla insieme ad un altro uomo... Certo Massimo Moratti non mi ha portato via l'Inter, che è come una bellissima donna, ed io ero molto stanco di quell'impegno, ma la sensazione, mi creda, è quella».

Lei dopo aver lasciato la presidenza è rimasto per moltissimi anni in silenzio, anche nel rispetto del suo successore. Pensa che anche il presidente Berlusconi non vorrà più parlare pubblicamente del Milan?

«Mi è difficile rispondere, pur conoscendolo bene. Ma Berlusconi, a differenza del sottoscritto, non è solo un personaggio sportivo ed essendo anche un uomo politico inevitabilmente qualche giornalista finirà per farlo parlare del Milan... Io, invece, ero uscito volontariamente dai riflettori».

Berlusconi dice che oggi una sola famiglia non può competere con i grandi gruppi stranieri nella gestione di un club di alto livello. Anche lei passò la mano per questo?

«No, il mio non era un problema economico, anche perché il calcio non aveva ancora raggiunto questi livelli. E Moratti mi ha dato atto di aver lasciato una società in ordine sotto ogni punto di vista. E poi adesso c'è anche chi riesce a guadagnare con il calcio. La Juve ci sta dando un bell'esempio, ma ci vogliono strutture e uomini all'altezza. E oggi è sempre più difficile fare l'imprenditore».

Che effetto fa a un presidente milanesissimo il primo derby tutto cinese?

«Non mi sorprende, è l'effetto della globalizzazione. A Milano ci sono ancora grandi imprenditori, ma nessuno si vuole esporre...»

Nonostante la svolta è ottimista sul futuro del calcio milanese?

«Su quello dell'Inter sono certamente ottimista perché ho conosciuto Zhang ed è un imprenditore solido, disponibile, che sta lavorando molto bene: c'è da fidarsi.

Per il Milan onestamente non conosco i nuovi proprietari, ma sono certo che Berlusconi non potrebbe mai lasciare il suo Milan in mano a persone che non siano degne di gestirlo».

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