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Sofia di nuovo seconda. E le donne jet si ribellano alla discesa assassina

Paura per Brignone (accertamenti) e Sosio (tibia e perone fratturati). Qui nel '94 il dramma Maier

Sofia di nuovo seconda. E le donne jet si ribellano alla discesa assassina

Due podi e troppe cadute. L'Italsci esce dal penultimo fine settimana pre Mondiali con due sorrisi, quello di Sofia Goggia, ancora seconda nella discesa di Garmisch Partenkirchen e quello di Dominik Paris, terzo nel superg di Kitzbühel. Per loro due podi nel giro di 48 ore, ma il tema della sicurezza è stato l'indigesto convitato di pietra del week end. E non parliamo, per una volta della Streif, quella hell of a race come la chiamano in gergo i suoi frequentatori. Il budello austriaco è stato oscurato dalle insidie della Kandahar di Baviera, dove troppe atlete sono decollate e cadute su un salto che inutilmente gli organizzatori hanno cercato di limare progressivamente, in spregio in primis ad una gara equa, e in secondo luogo alla sicurezza. Senza attendere ad ogni nuova caduta di rabberciare un guaio ormai bello grosso. La sola squadra azzurra ha visto rischiare e schiantarsi così Federica Brignone (gli esami hanno escluso complicanze al ginocchio destro però oggi è attesa a Milano per esami al sinistro, lo stesso che si infortunò a Zermatt a luglio) e Federica Sosio, elitrasportata in ospedale dove è stata operata subito per ridurre la frattura a tibia e perone sinistro. Al via col 42, solo dopo la sua caduta, si è posto fine a questa passerella di pericolo, durata oltre due ore. Mancavano 10 atlete, ma sette erano finite nella trappola di un salto che aveva dato filo da torcere fin dalle prove dei giorni scorsi e poi pure all'apripista di giornata, il campione Tim Jitloff.

Il direttore di gara, ex atleta norvegese Atle Skaardal, da 13 anni a capo della sicurezza in pista, sembrava un novellino: ad ogni vittima prendeva il rastrello e cercava di smussare. E domani saranno 25 anni esatti dal dramma di Ulrike Maier, la campionessa austriaca che morì proprio su questa pista, pur non in questo tratto, sbattendo contro il paletto in ferro di una fotocellula mal protetta. Un quarto di secolo in cui molto si è fatto in tema di protezioni, ma se poi la tracciatura delle gare induce ad un'inutile spettacolarità viene da pensare se davvero si sia sulla strada giusta. Questa pista è da sempre fra le più ostiche: ai Mondiali del 2011 Lindsey Vonn, che pure era (ed ancora sarebbe) quel maschiaccio senza paura che vorrebbe misurarsi con gli uomini, disse che questo tracciato era pericoloso. Allora, però, era colpa della neve ghiacciatissima. Ieri è stata solo colpa dell'uomo.

Feroci le parole del presidente della Federsci, Flavio Roda: «Da tecnico dico che bisognava avere il coraggio di interrompere subito la gara: il salto buttava troppo verso l'alto. La Fisi pretende che in pista si tuteli la sicurezza e che tutte le atlete trovino condizioni omogenee per gareggiare». Gli fa eco la stessa Sofia Goggia, felice per il suo come back con due podi in due giorni, ieri 25/100 alle spalle di Stephanie Venier e davanti a Kira Weidle (54/100), ma molto tesa «per l'infortunio grave della mia compagna e per una serie di cadute pericolose, serve più sicurezza». E così per una volta la Streif pare una passeggiata. Il superg di Kitz va al figlio d'arte Josef Ferstl, 8/100 meglio di Johan Clarey. A 10/100, terzo, si piazza Dominik Paris: «Su queste piste serve maturità. Ho sbagliato all'inizio, ma non ho perso concentrazione», dice l'azzurro, in lizza per due coppette: in discesa è a 100 punti da Beat Feuz, in superg è terzo, a 6 punti da Vincent Kriechmayr. Fra una settimana cominciano i Mondiali ad Are, in Svezia, ma gli uomini saranno domani a Schladming (tv: 17.45 e 20.

45 Raisport ed Eurosport) e poi proprio a Garmisch; le signore a Maribor.

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