Federica Pellegrini è a Istanbul, ai mondiali in vasca corta, assieme a Filippo Magnini e agli altri 24 azzurri: in 10 edizioni, l'Italia non ha mai conquistato l'oro individuale. Gareggerà stamane nella batteria della 4x200 femminile (nel pomeriggio la finale), sabato le eliminatorie della 4x100.
Matteo Giunta, da metà settembre è il preparatore atletico di Federica e pure del compagno.
È un semplice traghettatore, aspettando Philippe Lucas?
«Dalla Francia - racconta il 30enne pesarese -, ci manda le tabelle degli allenamenti, io le seguo anche in acqua. Siamo stati da lui a metà ottobre, per un collegiale di due settimane, a Narbonne, per capire cosa vuole dagli atleti e come lavora».
Perché in questi mondiali indoor in vasca da 25 metri Pellegrini disputa solo staffette?
«È una stagione particolare, postolimpica, molti atleti di alto livello fanno questa scelta, per diminuire la pressione rispetto all'intero quadriennio e ricaricare le batterie. Federica aveva sempre spinto, dal 2004, raggiungendo il massimo. È difficile tornare competitivi dopo lo stop completo, come dimostrano Laure Manaudou, reduce da maternità, e l'australiano Ian Thorpe».
Si era fermata un mese e mezzo, dopo il duplice quinto posto olimpico. Ha ancora voglia di nuotare?
«Tanta.
Che effetto fa allenare un coetaneo, come Magnini?
«Sono stato atleta, a un discreto livello. E poi Filippo è mio cugino...».
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