La Formula 1 batte velocemente in ritirata dall'Australia dando appuntamento a tutti a fine maggio. All'annullamento della gara di Melbourne sono stati aggiunti i rinvii di quelle di Bahrain e Vietnam (ufficiali) e quelli molto probabili di Olanda (3 maggio), Spagna (10 maggio) e Montecarlo (24 maggio). Annullata la gara australiana, rinviate le altre, la differenza è sostanziale. Il comunicato ufficiale parla di ripresa a fine maggio, ma non si spinge oltre. Troppo difficile oggi fare previsioni attendibili dopo la figuraccia fatta in Australia con il rinvio a meno di 10 ore dal via. Voci di corridoio parlano di una possibile ripartenza il 7 giugno a Baku, di pausa estiva annullata (era in calendario dal 19 luglio al 2 agosto) e ultime gare a dicembre. Oggi però non esiste nulla di certo. La Formula 1 lo ha pagato sulla sua pelle spedendo tutta la carovana in Australia e poi ritrovandosi con il Virus in casa. «La situazione è precipitata», provano a scusarsi Carey (ceo F1, nella foto mentre spiega l'annullamento) e Brawn. Ma loro hanno aspettato decisamente troppo a intervenire e l'impressione è che senza il caso della McLaren tutto sarebbe proseguito come avrebbero voluto fare Red Bull, Alpha Tauri e Racing Point. Al contrario della Mercedes che aveva chiesto ufficialmente alla Fia di annullare la gara una volta saputo del ritiro della McLaren.
Anche senza correre il gran premio, a Melbourne ha comunque vinto Lewis Hamilton. Lui è stato il primo ad alzare la voce, a mettere fortemente in dubbio l'idea di ritrovarsi lì a gareggiare mentre il mondo dello sport (e non solo) stava chiudendo dovunque.
Ancora una volta ha dimostrato di essere un campione pensante, proprio come quando aveva donato 500mila dollari per riparare ai danni dell'incendio estivo. Un campione assoluto. Dentro e fuori pista. Leader si nasce, non lo si diventa.
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