Da predestinato a uomo dei record il passo è stato brevissimo. Così, battendo con un doppio 6-2 Schwartzman ad Anversa, Jannik Sinner si ritrova come mai un italiano prima: vincitore di 4 tornei Atp in una sola stagione. E siccome non è finita, da oggi a Vienna continua la sua rincorsa alle Atp Finals. E magari poi a vincere la Davis, perché con Berrettini e Sonego a fianco tutto è possibile. Insomma, un'annata da stappare bottiglie, e proprio Sonego può raccontare com'è andata e come andrà. Lui che di tornei quest'anno ne ha vinto uno, è arrivato in semifinale a Roma, ha raggiunto il numero 21 del ranking, il suo top. Una stagione frizzante, premiata come testimonial del Consorzio d'Asti, ovvero spumante e moscato: «Mi sono sentito subito bene fin dall'Australia soprattutto nel come gestire le partite. Mi aspettavo certi risultati».
Matteo, forse Jannik: a quando un Sonego da Finals?
«Questione di continuità, quella che hanno lui e Matteo. Cosa manca? Ecco mi piacerebbe avere il servizio di Berrettini. Forse tecnicamente non è dei migliori, ma ha un'efficacia pazzesca».
Per evitare qualche sconfitta di troppo.
«Ma quelle non sono un problema, anzi: si impara di più che a vincere. L'importante è saper di aver fatto tutto per bene, poi si parla con il coach e si riparte».
Parlando di vittorie: un anno fa quella contro Djokovic.
«Diciamolo: non era la migliore versione di Nole. Però rimane scritto ed è un ricordo che mi porterò avanti tutta la vita».
Come spiegare la sua sconfitta a un passo dal Grande Slam?
«Novak è mostruoso, mentalmente fuori dal normale. Però è umano e ha sentito la pressione. E poi Medvedev è già difficile da battere normalmente».
La testa è tutto, dunque.
«A un certo livello il fisico ce l'hanno quasi tutti. I veri campioni si vedono da come gestiscono la partita, si tirano fuori da situazioni difficili, dall'esperienza».
E dal cuore Toro.
«Il Torino una passione trasmessa da mia nonna. Poi ho giocato nelle giovanili granata. Sì, è vero: qualcosa mi è rimasto dentro».
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