Sorge il grande dubbio: la Super lega poteva fare da muro all'Arabia

Fifa e Uefa non intervengono. Forse il maxi torneo continentale avrebbe frenato l'esodo di campioni

Sorge il grande dubbio: la Super lega poteva fare da muro all'Arabia
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È nato l'harem del football. I sauditi riempiono le loro dimore non soltanto con le donne, ora è la fiera dei calciatori, gli sceicchi esibiscono gioielli d'oro, automobili lussuose, panfili e jet, godono con il senso del possesso, differente da quello di proprietà, il calcio è il loro nuovo oggetto di ricchezza smodata, eccoli i nuovi geni della lampada ma non è più fiaba, esaudiscono qualunque desiderio mercantile, spendono cifre scriteriate, nel silenzio complice delle istituzioni, il governo mondiale, la Fifa, non fiata, ha troppi interessi in quei luoghi, Qatar prima prossimamente Arabia Saudita, i denari innanzitutto anche se non si sa bene quanto e come, si intuisce l'ammontare mai si saprà la fonte. Ecco, Fifa e Uefa hanno la pelle sensibile e i fili scoperti quando devono occuparsi delle leghe europee, sbandierano il financial fair play, esigono garanzie però usano dieci pesi e venti misure all'atto delle loro decisioni. Fifa impone che le federazioni, eppoi i club, non possano e debbano avere alcuna dipendenza finanziaria dai governi ma in Arabia saudita è concesso al fondo sovrano di essere titolare di quattro club, la complicità è evidente.

Ultime di cronaca segnalano un provvedimento (mercato bloccato) nei confronti dell'Al-Nassr per un pagamento ritardato di Musa dal Leicester, la cifra? Trecentomila sterline, qualche babbeo ha abboccato alla notizia, così come i 187 milioni di euro distribuiti ai club che hanno prestato i calciatori alle nazionali per i mondiali, 187 milioni su un incasso totale di 7,5 miliardi, fate un po' voi. Nessuna reazione a questa transumanza verso Riad e Jeddha, orde di cammellieri portano i loro clienti, il calcio va dove il soldo chiama, la balla della nuova passione ricorda quella del soccer americano dei Cosmos, folklore e letteratura cinematografica.

L'Arabia saudita attira le api al miele, lo sport è un burqa di altri problemi di cui si è scritto e detto, l'attuale fenomeno mercantile non ha precedenti analoghi, la Major League statunitense ha fornito alcuni esempi ridicoli (Giovinco lasciò a 28 anni Juventus e nazionale in cambio di 7 milioni di dollari e il Toronto, Ibrahimovic a Los Angeles e altri cento, coriandoli di un carnevale spento). Di fronte a tale panorama prosegue l'assoluto silenzio di Infantino e Ceferin, anzi l'Uefa assiste goduta al trasloco delle finali di supercoppa nazionale in questi territori.

L'Arabia saudita crea una nuova superlega, è il sogno maldestro di Andrea Agnelli e di altri compari di avventura, datisi alla macchia temendo la rivolta del popolo (ed è proprio di ieri sera l'annuncio del club bianconero che ha ufficializzato l'inizio della procedura d'uscita dalla Super lega, mossa da leggersi come propedeutica in attesa della sentenza Uefa, ndr). L'idea di un maxitorneo continentale avrebbe frenato, forse, l'esodo massiccio di questi mesi verso l'Arabia, il progetto interessante (però presentato nei tempi, nella forma e nella comunicazione, in modo tragicamente ridicolo e inopportuno) potrebbe in un futuro ritornare come contraccettivo alle partenze poco intelligenti ma molto astute. Non c'è giorno in cui un pusher calcistico non si presenti con un'offerta colossale per un calciatore di margine, basta che respiri e parte la trattativa.

La superlega è sepolta ma Fifa e Uefa non stanno benissimo se il futuro del calcio vivrà in terre nelle quali la passione non riguarda il pallone e il gioco ma la speculazione e l'esibizione volgare di persone con la pancia piena di denari. È la loro nuova danza del ventre.

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