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Lazio, disfatta col Chievo: Anderson e Keita fantasmi. E ora Pioli rischia brutto

Il Chievo con una partita di sostanza frega gli spocchiosi rivali, li batte all'italiana, quando in serie A si parlava la nostra lingua e si vinceva in Europa

Lazio, disfatta col Chievo: Anderson e Keita fantasmi. E ora Pioli rischia brutto

Verona non si addice alle romane. Dopo la Roma tocca alla Lazio impantanarsi da queste parti. Il Chievo con una partita di sostanza frega gli spocchiosi rivali, li batte all'italiana, quando in serie A si parlava la nostra lingua e si vinceva in Europa. Nostalgia canaglia. Come al solito la Lazio parte forte. Vecchio trucco del sopravvalutato Pioli che alla mancanza di punte vere, schemi (e pressing) sopperisce col vigore degli inizi, per poi controllare e, magari, chiudere col contropiede. Solo che se sbagli due gol facili come quello di Keita (che avrà pure i piedi felpati ma non sarà mai un bomber) alla fine caschi. E al minuto 12 il tiro mancino di Meggiorini, deviato da Gentiletti, uccella il colpevole Berisha. Da allora solo Chievo. Poco prima della mezz'ora Paloschi firma il raddoppio di testa su assist da rivedere: il colpo di tacco di Meggiorini tiene in campo una palla impossibile. Chiude il conto Birsa con una fucilata che leva le ragnatele. Tre a zero e tutti negli spogliatoi ad attendere il poker.

Nella ripresa il Chievo spreca un paio di gol con Paloschi e fa il quarto con il medesimo (neanche doveva giocare). Che altro? Si rivede (un eufemismo) il fumoso Felipe Anderson che in sei mesi di inefficaci prestazioni ha già fatto cambiare idea ai pochi estimatori rimasti. La Lazio che dovrebbe recuperare non pressa neanche morta. Pioli dovrebbe vedere qualche partita in più del campionato spagnolo, quelli sì che spadroneggiano.

Palla a terra e recupero immediato del pallone. Pressing, questo sconosciuto, vero Pioli?

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