Domenico Latagliata
Don Andrés ha dipinto calcio. Dando ragione a chi avrebbe voluto - e vorrebbe tuttora che almeno una volta il Pallone d'Oro lo vincesse lui. Perché la facilità di calcio che ha nei piedi e la lucidità con cui intuisce il gioco non hanno praticamente eguali: la Spagna campione in carica deve insomma ringraziare Iniesta, se a tre minuti dalla fine del suo esordio europeo ha battuto una Repubblica Ceca ordinata, ben messa in campo e per nulla arrendevole. Solo che quando gli avversari schierano fuoriclasse veri, capaci di accarezzare il pallone dal primo all'ultimo istante, tutto può sempre accadere. E allora: palla morbida come la seta piazzata sul secondo palo, colpo di testa di Piquè e Cech battuto.
Non la miglior Spagna possibile, ecco: con Morata (rasato quasi a zero, desideroso di dare ragione a Del Bosque secondo cui può diventare un «attaccante del livello di Suarez e Lewandowski») centravanti titolare, Nolito un po' irritante sulla sinistra e David Silva a corrente alternata. Una Spagna che si era impossessata subito del match, sbattendo però contro il muro di maglie bianche organizzato da Vrba: nessun ostruzionismo né cattiveria, ma organizzazione ai massimi livelli e grande spirito di sacrificio da parte di tutti. Cech sbrogliava qualche situazione complicata, Iniesta provava addirittura a cercare la via della rete con una conclusione da appena oltre la metà campo e comunque il primo tempo se ne andava in archivio in mezzo a qualche sbadiglio di troppo.
Quanto a De Gea, nei giorni scorsi al centro di un presunto scandalo a sfondo sessuale, semplicemente rimaneva a guardare fino a metà gara, quando una conclusione di Necid aveva per lo meno il merito di accertarne la presenza tra i pali. Il portiere si sarebbe poi guadagnato la pagnotta in pieno recupero, respingendo alla grande la conclusione di Darida da appena dentro l'area e salvando così il risultato maturato poco prima, quando la Spagna era finalmente riuscita a passare dopo un tentativo di autogol di Hubnik e dopo che il neo entrato Thiago Alcantara aveva regalato un po' di brio in più ai suoi. Comunque più equilibrata, la ripresa: addirittura, il flemmatico Fabregas aveva respinto quasi sulla linea un pallone colpito di testa da Gebre Selassie che aspettava solo di essere spinto in porta da Kaderabek.
Morata aveva nel frattempo finito di correre più o meno a vuoto lasciando il posto ad Aduriz, 35enne attaccante dell'Athletic Bilbao autore di 32 gol in stagione: nulla di che pure lui, ecco. E la sensazione che, se il risultato non si fosse sbloccato, la critica iberica si sarebbe scatenata rinfacciando a Del Bosque di avere lasciato a casa gente come Diego Costa, Torres e Isco.
Invece, ci pensava Don Andrés a cercarsi lo spazio, a trovarlo e a invitare Piqué a buttarla dentro: quinto gol in nazionale per il difensore del
Barcellona, sospirone di sollievo e, appunto, De Gea a sigillare il tutto. Strada facendo magari si vedrà un'altra Spagna: quella di ieri, se anche dovesse incrociare il cammino dell'Italia, non ha davvero impressionato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.