Calcio

Spalletti, un toscano sempre acceso. Ma pronto a fare pace...

Esperto in strappi e ricuciture. Totti, Guardiola, Maldini e Landucci lo sanno bene

Spalletti, un toscano sempre acceso. Ma pronto a fare pace...

La definizione di Curzio Malaparte sembra spiegare quasi tutto: «I toscani hanno il cielo negli occhi e il fuoco in bocca». Trasferita ai protagonisti del calcio italiano più che il fuoco ci troviamo di fronte ai lapilli che vengono fuori dalla bocca di un vulcano in piena attività. E il pensiero corre subito alla frase «dal sen fuggita» di Marco Landucci, toscano di Lucca, 59 anni spesi nel calcio tra la carriera di portiere (Fiorentina) e quella successiva di allenatore e collaboratore storico di Max Allegri - altro toscanaccio di Livorno - senza mai uscire dai binari del bon ton. Eppure, gli ispettori della procura federale che allo stadio juventino godono di eccellente udito, hanno ascoltato e riferito la frase-scandalo rivolta a Luciano Spalletti («pelato di m.., ti mangio il cuore») nel pieno di una probabile baruffa tra toscanacci di pelo antico in coda a Juve-Napoli. Ma non è l'unica «eruzione» registrata in queste settimane che accompagnano la stagione calcistica alla stazione finale, in palio scudetto, coppa Italia e qualificazione in Champions. Curiosamente, sempre Luciano Spalletti è finito al centro di un altro paio di siparietti, questi scanditi da stoccate col fioretto.

Precedenza al primo, protagonista Pep Guardiola. Da sincero ammiratore del calcio offerto dal Napoli in Champions league, partorì, dopo il tabellone dei quarti di finale, un pronostico candidando il team di ADL per la finale di Istanbul. Spalletti gli rispose acido («Conosco il giochino, lo fanno per mettere pressione») così da meritarsi l'elegante imbarazzo del tecnico catalano («non parlo più del Napoli perché il suo allenatore è un tipo... troppo sensibile») che è alla guida del Manchester City, pure lui all'inseguimento del trofeo vinto col Barcellona di Leo Messi all'Olimpico di Roma, molti anni prima. Scena diversa quella registrata dalle telecamere del «Maradona» durante l'intervallo di Napoli-Milan, campionato, data 2 aprile, finita 4 a 0 per i rossoneri. In quel caso fu Paolo Maldini, reduce da un breve duello rusticano disputato dalle parti dello spogliatoio dell'arbitro, a indurire i lineamenti del viso e a chiosare spazientito: «Mister, sei nervoso, hai visto troppi film di Rambo, ma cosa è sta roba!».

Spalletti poi è uomo di mondo, ha fatto anche l'allenatore in Russia, e ha rammendato tutti gli strappi procurati. Quello storico con Francesco Totti è ormai ai titoli di coda: alle viste, allestito dalla trasmissione Mediaset «Le iene» è un incontro tra i due, magari a metà strada, per celebrare una pacificazione romanista. Pure con Pep e Paolo, Lucianone da Certaldo, ha teso la mano, non quella provocatoria esibita ad Allegri dopo il 5 a 1 del Maradona. E alla prima conferenza stampa utile ha dato appuntamento a Guardiola per «un caffè turco» e ricordato a Maldini di custodire la sua maglia numero tre in cima all'albero della cuccagna, la sua collezione privata di maglie doc che è probabilmente unica per la concentrazione di firme prestigiose, segno di particolare stima. Fine dei fuochi toscani.

Fino alla prossima puntata, naturalmente.

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