Barcellona - Settebella. Sì, la settima medaglia mondiale di Federica Pellegrini è da mettere nella foto ricordo. E poco conta che sia un argento al confronto di altri quattro ori. In questa c'è tutta l'essenza di un campione: caduta e resurrezione, inferno e paradiso, lacrime e gioia. Prima di Londra e dopo Londra. «Una delle più importanti della mia carriera», ha raccontato a tutto il mondo lasciando andare il sorriso, svolazzando sul tappeto rosso che si è ricamata in questi due giorni all'insegna dell'improvvisazione in quel suo gioco di vedo-non vedo, chiaro e scuro, bugiette e verità. Il segreto è creare l'emozione e Federica c'è riuscita. «Il segreto - dice molto più semplicemente Philippe Lucas - è farla ridere. Basta quello». Ma forse non è un caso che da quando il più moderno erede dell'uomo di Neanderthal è tornato ad allenarla, la Pellegrini è tornata una fuoriserie. E tanto è bastato per metter paura alle avversarie.
Missy Franklin, la Phelpona in rosa, ha preferito rinunciare ad una delle sue finali e all'otto dorato che si era prefissa per il timore di non averne abbastanza in quella dei 200 stile libero. «Sono state sorpresa che Federica ci fosse», ha raccontato dopo. La francese Muffat ha pensato di farcela per 150 metri, poi si è vista lasciar in scia da un siluro umano. Era la Pellegrini che, nell'ultima vasca, ha messo il turbo: straordinaria ed esaltante dopo essere passata sesta ai primi 50, quinta nella seconda vasca, quarta nella terza. Ci sono pochi atleti che regalano una foto dalla quale non ti stacchi più, che ti trascinano e coinvolgono nella rimonta: pensate a Livio Berruti nei 200 metri di Roma 1960, oppure a Pietro Mennea nella straordinaria rimonta dei 200 di Mosca 1980 su Alan Wells.
Ieri Federica è andata a caccia di un posto sul podio, e nelle foto, ha rilanciato tutto il suo Io e SuperIo: hanno vinto tutti. Argento perché la bambinona Franklin è uno dei fenomeni del nuoto mondiale, davanti alla Muffat che proprio non le sta simpatica e ora si farà prendere dalla depressione dopo averle prese da una arrivata a Barcellona per provare i 200 dorso. «Ma lei ha il suo talento, se vuole correr i 200 perché non dovrei farglielo fare. Non bisogna dirle come si vince», ha concluso Philippe, brutale, convincente, l'uomo cui affidare istinto e testa senza farsi prendere da colpi al cuore. Lui è un marziano e lei torna marziana. Anche se Fede non crede ai miracoli. «Adesso non c'è da pensare che basti diminuire i carichi di lavoro per tornare fra le grandi quando mi rivolterò a pancia in giù». Prudente. Furba. Meno diva e più atleta.
Oggi tornerà in vasca per la staffetta 4x200, domani per vedere l'effetto che fa nuotare un mondiale a pancia in su. «Ecco, questa è la mia curiosità. Il resto è stato divertimento e davvero mi sono divertita». Ora è anche felice, lo ha detto in tutte le forme e con tutte le formule. «Allibita, perché non credevo possibile arrivare a tanto in un anno in cui non ho preparato i 200». Eppoi torna sul valore della medaglia: una fra le più importanti. Cominciò nel 2005 con un argento, poi un bronzo nel 2007, due ori nel 2009 e 2011. In mezzo gioie e dolori delle Olimpiadi. «Ma non rimpiango niente», aggiunge sapendo quel che tutti pensano: meno bizze, meno cambi di allenatori, meno problemi con i fidanzati
. No, non rimpiange perché ancora una volta viene dimostrato che mollare il fidanzato le porta bene. Dice, piuttosto, che dedica questo argento a se stessa per tutto quanto è stato detto. «Un riscatto dopo Londra». Il tempo di ieri (1'5514) le avrebbe garantito un argento anche alle Olimpiadi. Ma allora Federica non poteva vedersi che d'oro. «Le batoste servono», ragiona. «Ti fanno crescere ed io sono cresciuta tantissimo».
Se fosse in un film direbbe: missione compiuta.
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