Il mercoledì nero del Milan ha aperto due fronti e lasciato ferite profonde. Sarà faticoso recuperare credito e riparare i danni procurati. Cominciamo dal fronte squadra che è il più seguito da media e tifosi. «Sapevo che ci voleva altro tempo, non mi sono illuso dopo la Cina» il commento saggio di Mihajlovic il quale ha colto in Baviera la difficoltà della sua missione. Non deve solo rilanciare il Milan rimpolpato dal mercato sin qui realizzato. Deve cambiargli abitudine, testa, cultura calcistica in particolare. Per sintesi deve costringere una squadra, abituata a scappare indietro, a correre in avanti con coraggio, determinazione ma non alla carlona, seguendo invece schemi e tempi ben precisi. Tanti anni fa anche ad Arrigo Sacchi la rivoluzione riuscì ma al culmine di mesi e mesi fatti di allenamenti intensi, di molte sconfitte amare (eliminazione dall'Espanol) e qualche perdita grave (l'infortunio alla caviglia di Van Basten). Le due prove di Monaco hanno certificato che l'attuale rosa non è in grado di spiccare il volo verso le prime posizioni del calcio europeo, forse solo di risalire la china del decimo posto ottenuto con Inzaghi. Ma per puntare al podio tricolore c'è bisogno di altro che deve arrivare anche dal calcio-mercato. La Roma ha accolto ieri sera Dzeko, promesso Destro al Bologna e può quindi sciogliere a ore il nodo Romagnoli. Paletta ufficialmente non è in uscita ma dovrà cercarsi altra sistemazione se arrivasse il giovane romanista. Così il Psg, che ha ufficializzato l'arrivo di Di Maria dall'United, ha contestualmente “bloccato” Ibra per bocca del suo presidente: «Resterà qui per un anno». Lo svedese continua a presentare per il Milan non solo un rinforzo per l'attacco ma un leader psicologico per un gruppo troppo afflitto dalle sconfitte per non risultarne contagiato. Eppure l'Audi cup ha mostrato la necessità di una trasfusione in centrocampo dove l'attuale plotone tradisce limiti fisici e tecnici incolmabili con l'applicazione e la corsa.
L'altro fronte aperto è quello dello stadio al Portello. Al botta di Fondazione fiera (intervista del presidente Benedini con minaccia di adire le vie legali per il tentativo di sfilarsi) ha fatto seguito la risposta del Milan con una nota durissima pubblicata sul sito che reclamando i danni subiti dal protrarsi della scelta, ha sottolineato la lentezza tra i tempi del bando (da novembre al 7 luglio) e la richiesta della firma del contratto (27 luglio). «Non sappiano neanche che tipo di demolizione bisognerà fare, il piano era di recuperare parte dei materiali» hanno fatto sapere dallo staff di Barbara Berlusconi. Evidente che il contenzioso finirà nelle mani dei rispettivi legali e che in ballo ci sarà anche la penale (3 annualità per un valore di 12 milioni di euro, il cartellino di un calciatore di medio livello!).
Forse solo un intervento diretto del presidente Silvio Berlusconi, come accaduto già nel corso del negoziato con mister Bee, potrà scongiurare il contenzioso e riportare il sereno tra Milan e fondazione Fiera che ha ulteriormente replicato in serata definendo «inconsistenti le motivazioni addotte dal Milan».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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