Olimpiadi

Staffetta per i rosiconi. Marcell, un altro scatto ma non fare l'americano

La fidanzata annuncia il trasferimento negli Usa. Lui vuole rispondere in pista agli attacchi...

Staffetta per i rosiconi. Marcell, un altro scatto ma non fare l'americano

C'era una volta l'America. Credevamo tutti che Marcell Jacobs ne avesse abbastanza. Soprattutto ora che l'Italia lo coccola, il mondo lo ha conosciuto a dispetto di giornali un po' distratti, la medaglia d'oro dovrà essere presentata a Mattarella e Draghi, il medagliato verrà insignito di onorificenze e il defilato papà americano ha perfino cambiato tono e toni. E noi tutti pronti a far notte per vedere se Marcellone (accrescitivo una volta riservato solo a Fiasconaro) trascinerà la staffetta 4x100 alla finale di venerdì. Eppoi fermiamoci, perché c'è un limite anche alle speranze sebben Marcellone e il dt La Torre si siano già insediati sulla nuvola dei sogni. «Andiamo in finale, poi ce la giochiamo». Jacobs è andato oltre parlando di bis, ma certamente i soci suoi, Filippo Tortu, Fausto Desalu, Davide Manenti o Lorenzo Patta, non metterebbero il muso se fosse soltanto(!!) podio.

Ecco, ma poi c'è questa idea americana che non è solo quella di andare a giocarsela alla Hayward Field di Eugene, leggi mondiali 2022, per sorridere agli statunitensi un po' rosiconi e dir loro: non mi conoscevate? Bene, sono qui. O, magari, rovinar loro i sonni con la staffetta. No, l'idea espressa per bocca un po' ingenua della fidanzata, futura moglie, dice che il nostro si vuol trasferire negli Stati Uniti con la famiglia. Non proprio una grande trovata raccontarla così, mentre il Paese ti riempie di elogi e gloria, gli sponsor sono già a cavallo di una storia italiana di successo e questo incrocio sanguigno Italia-Usa disegna un paisà nuova formula. Talvolta un silenzio in più vale una magia. Una parola in più il risveglio dal sogno. E Massimo Magnani, manager di Marcell che conosce bene il mestiere, è intervenuto a metter cerotti dove la fidanzata ha creato la ferita. Così astuto da far scansare perfino il tema danaro per non rovinare l'incanto. «Celebriamo una bella storia, non quanto guadagnerà». Però Jacobs negli Stati Uniti... «Ma figuratevi! Ci andrà per conoscere meglio il padre con il quale ha riallacciato i rapporti dopo 15 anni. Saranno periodi in America. Comunque la sua vita sportiva sarà in Italia. Io ho controllo su di lui, non su Nicole, la fidanzata». Avrebbe potuto soggiungere: «Purtroppo». Insomma Jacobs farà l'Italiano in America, non l'italiano d'America e, magari, si prenderà qualche rivincita sui giornali Usa che hanno girato intorno all'idea del doping e domanda annessa: «Come mai va così forte ora e prima non sapevamo chi fosse?». Malizie e maldicenze sono tante quando un personaggio si infila al centro del mondo. Sul web è già apparso il pollice verso per qualche frase sua poco centrata. Invece al Washington Post risponde Magnani: «Su Marcell metto la mano sul fuoco. Non è vero che esploso alle Olimpiadi. Quando, a marzo, ha corso la miglior prestazione mondiali sui 60 metri e, a maggio, ha corso in 995, loro avevano chiuso la redazione? Non è una meteora». Stavolta giornali e giornalisti si sono meritati la lezioncina, anche se è vero che i dati statistici globali inducono ai dubbi. E qui ecco che l'Italia di Jacobs si schiera per bocca di Malagò, il presidente del Coni. «Le accuse di doping sono veramente fonte di grande dispiacere, ed anche imbarazzo. Gli atleti sono sottoposti a numero di test antidoping impressionante. Dispiace che qualcuno non sappia accettare la sconfitta». In fondo, si potrebbe replicare, Fred Kerley, l'argento dei 100, fino a poco tempo fa era un buon quattrocentista. Oggi un folgorante centista.

Anche lui senza trucco e senza inganno. Cosa dicono le statistiche?

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