Una stagione senza sfoghi. L'ultimo capolavoro di ADL è il suo film muto tricolore

Più pompiere che piromane e stavolta sempre un passo dietro al tecnico. E 2 titoli in 3 anni (Maradona ci riuscì in 4)

Il presidente del Napoli calcio Aurelio De Laurentis
Il presidente del Napoli calcio Aurelio De Laurentis
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Aurelio De Laurentiis è megl'e Diego Armando Maradona. Potrebbe essere il titolo del film che ADL stava già scrivendo sul Napoli a prescindere dall'apoteosi scudetto. Il pibe de oro per fare il bis tricolore impiegò quattro stagioni. Invece De Laurentiis manda in scena nel giro di tre anni una sorta di back to back all'americana. Anzi hollywoodiano. Se non fosse stato per quella stagione travagliata post Luciano Spalletti, il Napoli avrebbe potuto confermarsi campione già l'anno scorso. Invece è come se all'ombra del Vesuvio si fossero presi un anno di pausa per smaltire la sbornia scudetto. Un back to back con pausa, diciamo alla napoletana.

Il regista non può che essere Aurelio De Laurentiis. Non è una pellicola urlata come ci si aspetterebbe dal personaggio, vulcanico, istrionico. Piuttosto siamo alle prese con una sorta di film muto. Probabilmente figlio anche della stagione da incubo che ha intervallato i due titoli. Perché nell'estate del 2023, quando Spalletti e Giuntoli salutarono Napoli, ADL pensò di poter bastare a se stesso, di essere lui il Napoli: società, squadra, dirigenti. Tutto riassunto in Aurelio. La scelta di Antonio Conte nel giugno dello scorso anno fu il primo segnale di un sincero ravvedimento aureliano. Prendere un tecnico dal carattere forte come il salentino ad una prima sommaria analisi venne ridotto al rischio di un'autodistruzione con lo scontro tra due personalità che vivono sempre sul filo della provocazione. Con il senno di poi ha rappresentato l'alba di un nuovo ADL. Che non ha battuto ciglio e si è messo se non un passo indietro quantomeno di lato all'ex tecnico tra le altre di Juve, Italia e Inter.

Mai in prima nella linea nella polemica, nella dialettica per infiammare e tenere alta la tensione. A dettare i tempi è sempre stato solo Conte. Il presidente ha solo dato man forte in qualche passaggio istituzionale e non. Nulla a che vedere con quanto successo nella cavalcata spallettiana. Eppure già dopo l'eliminazione in Coppa Italia a dicembre avrebbe potuto sbottare. Certo la convivenza è stata resa semplice da un Napoli che fin da subito ha abitato le zone d'altissima classifica, ha guidato il gruppo a lungo prima dell'entusiasmante testa a testa finale. ADL però, bisogna dargliene atto, non ha battuto ciglio quando Conte non le ha mandate a dire per la cessione di Kvara a gennaio, neppure quando ha mandato messaggi sinistri sul suo futuro. De Laurentiis non ha mai alzato i toni. Ha lasciato fare. E ora passa all'incasso. Anche del botteghino.

Ecco il film muto di un bis che consacra definitivamente De Laurentiis padre padrone dei campioni d'Italia: «Questo Napoli lo abbiamo fatto forte e muscoloso e vi assicuro, senza alcun dubbio, che ci divertiremo molto. Non è una promessa ma una realtà: lo abbiamo fatto per 20 anni, c'è stata solo un'annata in cui non ci siamo riusciti, ma ho sempre promesso che ne parleremo», diceva nei giorni di Pasqua. Quando senza scaramanzia aveva anche annunciato: «I conti si fanno alla fine: io che vengo dal cinema ho sempre detto che l'unico copione che non si può scrivere è quello della partita e del campionato... mi sono detto di raccontare tutte le stagioni del Napoli. Il film di questa stagione lo stiamo costruendo a partire dalla firma di Conte e spero di farlo uscire a fine giugno nei cinema».

Ora c'è il rischio che Antonio Conte tolga il disturbo, un déjà vu,

di cui Napoli farebbe volentieri a meno. Ma non sarebbe più un salto nel buio. De Laurentiis ha capito la lezione. Un altro Garcia non si dovrebbe più vedere all'ombra del Vesuvio. Perché c'è un nuovo presidente Aurelio.

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