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Stampa, porte in faccia (quasi) ovunque

In Premier il doppio dei posti rispetto a quelli concessi in Italia

Stampa, porte in faccia (quasi) ovunque

Porte chiuse? Ci sono porte chiuse e porte chiuse. Talvolta sono porte in faccia. E i giornalisti, prevalentemente considerati razza vil e dannata, ne sanno qualcosa. Poi ci sarebbe da discutere su chi è peggio: chi li accusa o chi fa il proprio mestiere. Tanto per non andare lontano, basta mettere naso sul caso degli Stati Generali a Roma, ma con i giornalisti banditi da Villa Pamphili. Salvo appuntamento a fine maratona. E che dire del ridicolo numero concesso dal protocollo del Governo per presenziare alla nuova vita calcistica? Solo 10 giornalisti e 10 fotografi in stadi da 30-40-50 mila persone (e in tribune stampa da centinaia di posti) a corredare 300 presenze invalicabili: c'è stato perfino un problema per aumentare di 3 e accogliere il trio medici-infermiere a metà campo. Niente conferenze stampa, interviste post gara, ed altro tranne che per le tv coi diritti. Si dice: è emergenza, quindi capite. Ma chi ha i diritti gode di altre presenze. Pagare e contare è una rima indiscutibile.

Qualcuno penserà: i giornali escono ugualmente, le foto ci sono, dov'è il problema? Il problema sta nel fatto che la stampa sportiva ha diritto a lavorare, produrre, guadagnare e gestire il mestiere con egual attenzione spettante a calciatori, dirigenti e relative bellezze al bagno del pallone. Non conta chi guadagna più o meno. E, per il vero, la stampa scritta non si è sprecata nel difendere professione e diritti, mentre i fotografi ci hanno messo più grinta. Ovvio che ai club non sia parso vero di stringere: meno spese, meno problemi, meno scocciatori grazie al protocollo. Eppure se riaprono teatri, cinema, parchi, discoteche, e riapriranno anche gli stadi, perché mai non pensare prima ai giornalisti? Non è giustificato riaccogliere pubblico e stampa in contemporanea. La Figc ha promesso a Ussi (Unione stampa sportiva italiana), Fnsi e Ordine dei giornalisti di sensibilizzare il governo: non si cerca l'en plein, solo un numero più adeguato. Ma per ora tutto tace. E non è un bel tacere, vista la finale di coppa Italia e il prossimo inizio di campionato. Si dirà: anche in Germania i numeri sono uguali. Perché poi ci lamentiamo dei tedeschi e li copiamo, non è dato capire.

Invece in Premier League, dove staziona un tasso superiore di rispetto (sarà un caso ma si rassomiglia molto con la Nba), le tv con diritti hanno 100 posti, la stampa scritta 25, radio, web e fotografi 15. Non sono tanti, ma un po' di più. Recentemente pure i giornalisti catalani (Barcellona, Espanol e Girona)si sono risvegliati per protestare. La stampa è privilegiata solo quando serve addebitarle colpe: vedi per esempio il caso fra Pozzecco e Sassari nel basket. Il mondo del calcio purtroppo fa scuola. Ed è curioso che i numeri uno dei più grandi gruppi editoriali italiani siano anche alla testa di Juventus e Torino, ma non si siano preoccupati di dar man forte a questo business: partite alle 21,45 (orario negativo per le tirature), gran parte della stampa fuori dagli stadi, sono un danno.

Non una risorsa.

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