A piccoli e incerti passi verso il derby. Inter e Milan procedono così anche nel venerdì magro di campionato guadagnando quel punticino che contribuisce a moltiplicare le ansie e i tormenti invece di rilanciare le ambizioni. Tra 48 ore c'è la semifinale di coppa Italia e non è questo il momento dei processi sommari. Diverse, per cronaca, storia e analisi, sono le due X arrivate così da scolpire reazioni e commenti diametralmente opposti. Nelle viscere di San Siro, per la prima volta, si registra un intervento educato ma deciso dal sapore amarognolo di una doppia denuncia firmata da Paolo Maldini. L'ex capitano è rimasto per diciotto mesi assente dalle cronache di doglianze quotidiane anche in presenza di qualche fatto e misfatto (l'errore mascroscopico di Serra in Miilan-Spezia) prima di presentarsi dinanzi ai microfoni e dettare in modo composto la sua intemerata. Sintetizzata suona più o meno così: «Errore troppo evidente per passare inosservato, chi decide deve capire di calcio. Il Milan è in testa alla classifica e non può avere sempre arbitri esordienti. Lo ripeterò a chi di dovere». A conferma dello sfondone del varista Guida, c'è anche la confessione pubblica dell'autore del pareggio friulano Udogie. Nessun dubbio, quindi. «Mi é andata bene» la sua chiosa che ha messo fine anche alle incertezze di immagini (Dazn) non proprio limpide e definitive sulle prime.
A Maldini ha fatto seguito Stefano Pioli che ha puntato sul resto: «Nel secondo tempo ci siamo ritirati troppo». È il dato più vistoso documentato dal ripetersi delle rimonte incassate da risultato in vantaggio (settima della serie Champions compresa) e dai due punti collezionati tra Salerno e Udinese così da far pensare a un declino, fisico, oltre che di ritmo e di brillantezza.
All'Inter hanno cominciato a far di conto. È una contabilità avvilente. L'attacco più prolifico della serie A si è inceppato. E non da Genova. Sono diventate tre consecutive le sfide senza gol nonostante il cambio di partner per Dzeko: il passaggio da Lautaro lasciato a riposo per ricaricare le pile a Sanchez non ha contribuito a migliorare la mira (53 conclusioni da Liverpool in avanti). Non solo. Il motorino, Barella, si è parzialmente fermato dopo aver sprintato a mille per sei mesi e passa, dall'europeo non si è mai fermato. E il deficit, aggiunto all'esibizione pallida di Brozovic, ha denunciato tutti i limiti attuali del gruppo parzialmente nascosti dal legno centrato da D'Ambrosio. Il cileno è rimasto fermo al gol della Supercoppa celebrato con il famoso post del leone in gabbia: da allora solo prove deludenti e la miseria di zero gol e assist. Caicedo, entrato nella speranza di ripetere i blitz favolosi della Lazio, non ha funzionato e qualche spiffero interno fa sapere che persino Marotta appare insoddisfatto fin qui della scelta di Correa che è ancora fuori per danno muscolare.
«Siamo un po' stanchi e ci manca il guizzo finale» è l'analisi di Simone Inzaghi. «È normale la stanchezza a questo punto della stagione, non dobbiamo aver paura della parola scudetto» la sferzata di Marotta è diretta al tecnico che vorrebbe non avere quel macigno sulle spalle.
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