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Stavolta l'Italrugby non regala l'impresa

Azzurri alla pari solo per un tempo con il Sudafrica campione del mondo

Stavolta l'Italrugby non regala l'impresa

Ci hanno provato per un tempo e un po' di spiccioli. Alla fine però è il Sudafrica che passa a Marassi. 63-21 a dimostrare che sono loro i campioni del mondo e non per caso. L'Italia ha fatto quello che ha potuto: una buona mezzora di grande intensità difensiva e la solita meta di Capuozzo, sempre più piccolo re Mida dell'ovale di casa nostra. Non c'è la qualità vista contro l'Australia ma resta il carattere e la voglia comunque di giocarsela, almeno per il primo tempo. Passano subito gli ospiti che colpiscono al primo giro di cronometro. La meta la firma di Kurt-Lee Arendse chiamato a finalizzare la veloce trasformazione per linee esterne che esplora tutta la larghezza di Marassi. L'Italia non si scompone: prima si avvicina con il piede di Tommy Allan, poi il capolavoro con il mediano d'apertura azzurro che sull'asse invita alla penetrazione l'immancabile Capuozzo.

Quanto basta per aprire un'autostrada verso l'immancabile sigillo dell'estremo azzurro. Allan allunga ancora con il piede ma la reazione sudafricana è costruita sul dominio fisico unita al possesso. Con il pallone tra le mani gli Springboks fanno la differenza riuscendo a passare con Mbonambi solo dopo la verifica alla moviola. Gli azzurri non sono da meno ma non raccolgono quello che seminano. Qualche pallone perso di troppo in zona d'attacco pesa nell'economia del primo tempo e una mischia ordinata che concede qualcosa in termini di avanzamento.

Nella ripresa si accorcia subito con un piazzato di Allan ma sulla rimessa in gioco è Cheslin Kolbe a rubare un pallone alto da portare oltre la linea. È il momento in cui l'equilibrio si rompe con i sudafricani che salgono in cattedra anche grazie agli innesti dalla panchina e finalizzano il dominio con una sventagliata all'esterno che regala ad Arendse il bis di giornata. Il monologo in maglia verde-oro è inesorabile: la meta di Kwagga Smith per prendere il largo, quella di Malcom Marx. Nel momento più difficile, sul 42 a 16 sul tabellone, gli azzurri trovano le forze per imbastire una reazione che porta alla meta di Lorenzo Cannone. Un bel segnale, strozzato però subito dopo dalla meta di Kitshoff e da quella di Damian Willemse che anticipa, prima della fine, quella di Cobus Reinach. Sul tabellino fanno 9 mete a 2. Troppo per un'Italia che esce dai test di novembre con la consapevolezza di aver comunque ritrovato una parte di sé stessa.

La conferma? Al prossimo 6 Nazioni.

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