Arbitri picchiati, il governo: ora basta

Stesse pene per le aggressioni agli agenti

Arbitri picchiati, il governo: ora basta
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C'è un piccolo record che il recente decreto legge sullo status degli arbitri varato dal governo Meloni può esibire: per una volta, e su un tema che riguarda l'introduzione di un nuovo reato, argomento spesso di conflitto polemico tra maggioranza e opposizione, i due schieramenti hanno parlato la stessa lingua. Così il ministro Andrea Abodi per il suo decisivo contributo da un lato e il presidente degli arbitri italiani Antonio Zappi possono annunciare con legittima soddisfazione il rispettivo successo (nella foto i due insieme). Da ieri infatti la tutela degli arbitri entra nel codice penale equiparando la figura del fischietto a quella del pubblico ufficiale. Il rischio di commenti sarcastici è dietro l'angolo e bisognerà prepararsi sul punto ma resta la sostanza del provvedimento che non è affatto trascurabile. Per anni abbiamo assistito, con particolare concentrazione nei campionati minori e in quelli dei dilettanti, a episodi di particolare violenza esercitata ed eseguita proprio nei confronti degli unici attori, indifesi, gli arbitri. I quali - nella stragrande maggioranza dei casi - oltre che impossibilitati a reagire, si sono trovati senza alcuna protezione da parte delle forze dell'ordine: impossibile presidiare le migliaia di sfide calcistiche si organizzano lungo tutto il territorio.

È evidente che il provvedimento legislativo approvato (manca all'appello la figura del commissario per gli stadi; ndr) ha uno scopo dichiarato: prevenire incidenti che hanno concorso a scoraggiare la corsa al patentino di arbitro.

Secondo calcoli aggiornati, l'Aia ha perso negli anni oltre cinquemila iscritti, ragazzi che si iscrivevano ai corsi, alle prime esperienze di contestazione violenta cambiavano idea e persino sport. Sarà sufficiente il decreto legge? La risposta secca è no per un motivo semplicissimo: il rispetto verso la figura del terzo, dell'arbitro, deve passare prima tra le famiglie e poi arrivare ai giovani calciatori.

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