La strana guerra dei 2 ct: un benzinaio e un tassista

Scolari lavorava in una stazione di servizio, Pekerman nei trasporti. Uno è un sopravvisuto, l'altro sogna l'impresa per fare dispetto a Maradona

La strana guerra dei 2 ct: un benzinaio e un tassista

Nostro inviato a Rio de Janeiro
Erano 44 anni che due sudamericane non si incontravano nei quarti della Coppa, da Brasile-Perù 4-2 del 1970. Venerdì prossimo tocca a Brasile e Colombia. Se la giocano due diversi uomini di calcio, entrambi a metà strada tra le sessanta e le settanta primavere, entrambi del sud di un continente dove i "terroni" stanno al nord e sono tutti nipoti di qualche europeo. Con un nome che da queste parti è sempre abbastanza lungo per ricordare gli avi pionieri, l'uno è Luiz Felipe Scolari, altrimenti detto Felipao; l'altro José Néstor Pékerman Krimen, detto solo Pékerman.

L'uno è un sopravvissuto: sabato sono stati la traversa al minuto 118, e il palo alla sinistra di Julio Cesar nell'ultimo rigore contro il Cile a resuscitare Felipao, a cui un intero Paese di 210 milioni di abitanti avrebbe fatto la pelle se usciva agli ottavi della Coppa giocata in casa. L'altro è il nuovo eroe di una nazione equatoriale, 46 milioni di anime, mai prima di ora ai quarti di una Coppa del Mondo. L'uno è quasi italiano, bisnipote dell'emigrazione degli ultimi 25 anni dell'800 dal Triveneto verso il Rio Grande do Sul, lo Stato del Brasile dove d'inverno può nevicare; l'altro è un argentino, ma adottato dalla Colombia già da ragazzo, quando da mediocre giocatore approdò al Deportivo Medellin. L'uno ha fatto il benzinaio, l'altro il taxista. Entrambi giocavano a pallone già prima di imparare a camminare, ma entrambi al gioco del calcio hanno capito presto che avrebbero dato di più studiandone tattica e psicologie.

Figlio di giocatore, piccola carriera da difensore falloso ma non cattivo, le serate passate alla pompa di benzina dopo gli allenamenti, Scolari in Brasile si è presto dedicato a fare il mister, mettendosi in vista quando ha vinto con Gremio e Palmeiras campionati e Coppa Libertadores. Esperienza utile per poi vincere la sua battaglia politica, battere la concorrenza e ottenere la guida della nazionale, a 50 anni. Dove però è stato accettato solo dopo aver vinto la coppa in Corea-Giappone nel 2002, quando la Seleçao doveva vendicare l'unica finale persa della sua storia, quella di Parigi contro la Francia nel '98. Missione compiuta anche portando fino in fondo una scelta-contro come quella di tagliare dalla nazionale l'idolo Romario.

Altra storia quella di Pekerman, un anticonformista che mentre l'Argentina dei militari vinceva il mundial casalingo del '78, lui che aveva chiuso con il calcio dopo un brutto infortunio al ginocchio a soli 25 anni, girava per Buenos Aires su una Renault 12 facendo il taxista. A chi gli chiedeva se fosse stato un giocatore rispondeva: «No». La sua passione erano i giovani, scoprire i talenti, e così si è proposto per allenare gli under 20 dei bianco celesti, con i quali vince i mondiali tre volte - nel '95, '97 e 2001 - guadagnandosi la stima della federazione, che lo corteggia a lungo prima di affidargli la nazionale maggiore per fare i mondiali tedeschi del 2006. Avendo tra i suoi nemici nientedimeno che Maradona, Pekerman non ha vita facile e, pur uscendo dalla Coppa perdendo solo ai rigori contro i padroni di casa tedeschi, se ne va. Ma continua ad allenare, vorrebbe un'altra nazionale giovane e alla fine trova la Colombia, con un biennale che scade a fine mondiale.

Scolari arriva alla sfida alle strette. Dopo il Cile si è scatenato. Non gli è piaciuto l'arbitro, né le pressioni degli avversari sui presunti complotti per favorire la squadra di casa. Ha detto che ora basta, e che intende tornare al suo vecchio stile, quello dei primi campetti a Porto Alegre: «Siamo stati troppo diplomatici, troppo cavalieri con le squadre e la stampa estera. È ora di cambiare». In verità Felipao, furbacchione, sa bene che il suo Brasile è troppo Neymar dipendente e ieri i grandi giornali lo hanno attaccato per il gioco e la formazione. Neymar, tra l'altro è a rischio per una botta alla coscia. Felipao è arrivato. E sulla strada del tutto o niente si trova Pekerman.

Uno che nella storia, invece, è appena entrato, ma che vorrebbe addentrarcisi ancora un po'. A lui il suo Neymar manca fin dall'inizio, si chiama Falcao. Ma ne ha trovato un altro per strada, che si chiama James. E ora se la gioca.

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