"Su Froome gli ex corridori peggio di certi giornalisti"

Martinello bacchetta Jalabert e Vasseur, gli inquisitori della maglia gialla. "Quando correvano si lamentavano della stampa, adesso tranciano giudizi"

"Su Froome gli ex corridori peggio di certi giornalisti"

GapI giornalisti? Brava gente. Molto peggio i corridori. A dirlo, o a farlo capire, è Chris Froome, il grande sospettato, l'uomo che corre in gruppo con la maglia gialla e un punto interrogativo che lo accompagna da settimane sulle strade di Francia. Troppo forte per essere tutta farina del suo sacco. Troppo ampio il divario tra lui e il resto del gruppo. A dirlo a chiare lettere e a ripeterlo fino all'ossessione dai teleschermi di France 2 , non sono giornalisti, ma due ex corridori: Laurent Jalabert e Cèdric Vasseur, oggi seconda voce della tivù francese e inviato in moto per la stessa emittente di Stato. I due opinionisti non sono stati assolutamente teneri con la maglia gialla. Da La Pierre Saint Martin, prima tappa pirenaica conquistata dal corridore britannico con superiorità devastante, hanno messo il disco. «Sono a disagio a commentare quanto sto vedendo», ha ripetuto più volte Jalabert. «Quello che sta facendo Froome va contro ogni logica», gli fa eco Vasseur.

«Poi, se uno scellerato prepara un secchiello pieno di urina, e attende sotto il sole la maglia gialla per ricoprirlo di improperi e gli tira il suo liquido organico in faccia non dobbiamo domandarci come mai certe cose accadono, perché noi abbiamo una responsabilità e soprattutto abbiamo il dovere di raccontare il vero, non instillare il dubbio». A dirlo è Silvio Martinello, 52 anni, ex collega di Jalabert e Vasseur, vincitore di tappe al Giro (quattro giorni in maglia rosa) e alla Vuelta, ma mai al Tour de France, in compenso autentico fuoriclasse della pista tanto da vincere un oro olimpico ad Atlanta, oltre a cinque titoli mondiali e 28 "Sei giorni", da tredici anni opinionista Rai e da due seconda voce della tv di Stato, l'uomo del “dopo Cassani” in coppia con Francesco Pancani.

«Quando erano corridori li ho sentiti con le mie orecchie che si lamentavano dei giornalisti, dei loro giudizi "tranchant" e della loro superficialità. Bene, premesso che i giornalisti sono tanti e ognuno risponde di quello che fa, io resto basito a sentire dei commenti così duri da due ex colleghi e arrivo a dire che sono due irresponsabili. Io non ho avuto modo di sentire i loro commenti, ma quando è esplosa la polemica e le agenzie hanno cominciato a rilanciare le loro opinioni, sono andato a risentirmele in rete. Non credevo alle mie orecchie».

Silvio Martinello non ha alcun problema a dire che la mano sul fuoco non la metterebbe per nessuno, ma assicura in ogni caso, che oggi la musica è radicalmente cambiata. «Io ho la fedina sportiva pulita, ma ho corso in un determinato momento storico del ciclismo e questo va detto, se non ricordato, anche ai miei due cari ex colleghi. Oggi i controlli sono massicci, barare non dico che sia impossibile, ma molto difficile. Non si può sposare l'assioma: chi va forte è dopato. Questi sono commenti inopportuni e volgari. Dietro a Froome c'è lavoro, organizzazione e ricerca».

Il Tour sta per entrare nella terza settimana e la polemica l'accompagnerà inevitabilmente fino all'epilogo di Parigi. Soprattutto se Froome dovesse mettere in scena qualche altra “frullata“ della sue. Ma Martinello tiene a puntualizzare: «Chris va forte da mesi: ha vinto la Vuelta Andalusia, terzo al Romandia, primo al Delfinato.

Non trovo giusto che la maglia gialla si debba difendere, saranno le autorità competenti a dire se questo corridore è pulito e credibile e fino a prova contraria per me resta pulito e credibile. Non crediamo a questo sport? Pensiamo che siano tutti dopati? Allora conviene andare a casa. Ad incominciare da Jalabert e Vasseur».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica