
Molta più Inter di quanto non dica il 2-1 finale sul Sassuolo. Chi sbaglia paga, si usa dire. L'Inter sbaglia moltissimo, almeno 5 nette occasioni da gol, ma stavolta non paga e vince lo stesso. Apre Dimarco dopo nemmeno un quarto d'ora, poi servono un'ora e una deviazione di Muharemovic per il raddoppio nerazzurro che però non vale la fine, visto che poco oltre la difesa pasticcia e dà una chance a Cheddira, che ovviamente ringrazia e la sfrutta.
Tanta Inter e poco Sassuolo, il risultato non deve ingannare. Nerazzurri in versione grigio topo e arancio fluo. Maglia inguardabile, non fosse che quella degli avversari è persino peggio. Squadra molto corta, con spesso 10 uomini nella metà campo avversaria anche nel secondo tempo. In buona condizione fisica, col morale evidentemente curato dalla vittoria di Amsterdam. La classifica ancora piange, ma almeno non sanguina e Chivu non perde certo adesso il buon umore.
Il tecnico, uno del Triplete, vale l'eccezione al silenzio della curva, che prima dell'inizio gli dedica un coro che ormai può definirsi d'altri tempi, visto che durante la partita lo sciopero continua, rotto solo saltuariamente dai sussulti dei tifosi non organizzati. E gran parte li genera il più atteso di tutti, Esposito III, per tutti semplicemente Pio, bambino di casa e nuovo idolo in vitro. Non segna, ma stavolta calcia 4 volte verso la porta. La centra soltanto una, in rovesciata: Muric gli nega il gol con una prodezza pari alla sua. Pio gioca un'ora abbondante con Thuram e 10 minuti con Lautaro: staffetta di ThuLa, a secco ma conta poco, contava vincere. E come ad Amsterdam l'Inter vince anche per il merito del portiere, che stavolta è come previsto Pep Martinez.
Nel primo tempo fa una parata sola, di piede ma inutile, perché Laurienté era partito in fuorigioco. Ma nel secondo è decisivo a volare in cielo per deviare in angolo il colpo di testa dell'ex nerazzurro Pinamonti, prima e dopo anonimo. Non un vero crash test, ma una verifica importante in chiave Sommer. Il futuro non aspetta.
L'uno a zero nasce da uno strappo a metà campo di Pio che la dà Barella e questi a Sucic. Il croato non calcia e serve Dimarco sulla corsa, sinistro e gol che dopo nemmeno un quarto d'ora inclina il piano della sfida. Per il raddoppio però c'è da arrivare quasi in fondo, al 36' della ripresa, quando Carlos Augusto ha la terza occasione-gol della sua partita: sbaglierebbe anche questa, ma una provvidenziale e sfortunata deviazione di Muharemovic beffa il portiere di Grosso.
Il botto di Cheddira, sfuggito ad Acerbi che ormai se non si aggrappa alle maglie altrui non ferma nessuno, regala un finale inatteso, che riscalda San Siro. Sul tiro di Berardi nel recupero, Martinez para e Chivu ringrazia.