Suicidio Lazio e Udinese Corsa Champions col freno

Suicidio Lazio e Udinese Corsa Champions col freno

L’ubriacatura (positiva) da derby e quella (negativa) da Coppa costa cara a Lazio e Udinese. Il rovescio interno dei biancocelesti è fragoroso nel punteggio e nella forma (tre gol al passivo e due espulsi, sette i rossi totali di questa stagione); quello dei friulani sorprendente anche se l’avversario (il Novara) sfrutta il classico orgoglio legato al cambio in panchina, anzi al ritorno di Tesser, e un errore del guardalinee La Rocca che annulla un gol valido a Danilo. E così la serata del possibile allungo nella corsa Champions diventa invece quella dell’improvvisa frenata che regala nuove speranze al Napoli (già agganciatosi al treno delle avversarie diretta ma con energie da spendere in Europa) e alle ritardarie Roma e Inter, che devono però trovare continuità.
Edy Reja, da tecnico navigato, aveva avvertito alla vigilia tifosi e giocatori: «Il campionato non è finito con la vittoria sulla Roma». Temeva l’effetto entusiasmo (in settemila erano accorsi a Formello per celebrare la squadra e, poco prima della partita, la curva Nord aveva consegnato ai giocatori una maglia con la scritta «Romanisti sempre tristi») e il buon momento del Bologna, imbattuto in trasferta nel 2012. Aveva ragione: a violare l’Olimpico sono i gol di un tifoso laziale, quel Portanova tirato in ballo dai pentiti dal calcioscommesse ma sostenuto da squadra e società, di Diamanti entrato nelle simpatie dei supporter biancocelesti (non più da ieri, considerati i fischi del pubblico alla sua uscita dal campo) per aver ironizzato sul capitano della Roma Totti («le bandiere non guadagnano dieci milioni...») e dello sloveno Krhin, passato dalla Primavera dell’Inter. Inutile il clamoroso autogol di Rubin, frutto di un malinteso con il portiere Gillet.
Il resto lo fanno i rossi di Matuzalem (manata allo stesso Diamanti sotto gli occhi dell’arbitro Guida) e Gonzalez chiamato a fermare il Ramirez lanciato verso Marchetti. In più c’è la sterilità dell’attacco laziale, nel quale il solo Mauri - più tonico dei compagni dopo il forzato riposo per infortunio e il gol decisivo nel derby - risulta pericoloso. Pioli gioca una partita tatticamente perfetta, rinunciando a sorpresa a Di Vaio - il suo attaccante più prolifico - nell’undici iniziale e rischiando di dilagare con azioni di contropiede. Il Bologna non vinceva in casa della Lazio dal 1997.
A Novara l’Udinese, ancora stordita mentalmente e fisicamente dalla trasferta europea di Alkmaar, trova di fronte i piemontesi con il coltello fra i denti alla ricerca di punti per una salvezza quasi disperata, visti anche i risultati di giornata. L’esonero di Mondonico, dopo soli 40 giorni alla guida dei biancoazzurri, porta il club a richiamare Attilio Tesser che, incredibile coincidenza, è un ex dei friulani e vive proprio a Udine. «Sono qui per cercare la salvezza», così il tecnico premiato Panchina d’argento dai colleghi per aver portato il Novara in A. Curiosa la sfida con la Panchina d’oro Guidolin, alle prese con la polemica per il mancato utilizzo di Di Natale giovedì in Olanda («non può reggere tre partite in una settimana», la giustificazione dell’allenatore veneto).


I piemontesi colpiscono dopo 16’ con il brasiliano Jeda, che non segnava dal 2 ottobre, gestiscono la partita fino a quando non sono a corto di fiato e stringono i denti sul forcing dell’Udinese che dura per tutto il secondo tempo, quando cioè Guidolin inserisce Floro Flores. A metà ripresa il fattaccio con il tocco in gol di Danilo, vanificato dall’assistente per un inesistente fuorigioco, nel finale fallo dubbio in area su Di Natale. Motivi di rammarico in più per un’occasione persa.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica