È successo un patatrac. Di nuovo. Colpa di Marc Marquez? Stavolta, no. Stavolta la carambola ha visto protagonisti Jorge Lorenzo, Andrea Dovizioso e Daniel Pedrosa. Tutti e tre finiti gambe all'aria quando mancavano otto tornate al termine e si trovavano in quest'ordine dietro a Marquez fuggitivo. In palio il podio poi completato al posto loro dal francese Zarco e da Iannone, terzo come ad Austin -. Per il campione del mondo è la 37ª vittoria, che gli consente di eguagliare Mike Hailwood al sesto posto all-time nella classe regina. A differenza del contatto Rossi-Marquez dell'Argentina, questo incidente non ha però suscitato un vespaio.
Come spesso accade, la pista di Jerez de la Frontera - appena intitolata ad Angel Nieto - è teatro di colpi di scena. Dietro Marc Marquez, infatti, succede l'inverosimile, l'inconcepibile, l'imponderabile. E cioè che il Dovi, nel tentativo disperato di superare Lorenzo, il compagno in sella alla Ducati, e di acciuffare quindi la momentanea seconda posizione, finisce lungo in curva sei. A quel punto Lorenzo, che incrocia la sua linea per riagguantare la seconda piazza, non si accorge che al suo interno si sta infilando Pedrosa. Ed è qui che arriva il patatrac: i due spagnoli si scontrano e provocano la maxicaduta che coinvolge pure Desmodovi. Addio corsa, addio podio, addio punti.
Un incidente fatale in casa Ducati, che perde in un colpo solo la possibilità di salire con entrambi i piloti sul podio e perde con il Dovi anche la vetta del mondiale, sebbene la desmosedici, va detto, abbia mostrato incidente a parte segnali molto incoraggianti anche in un circuito storicamente non proprio congeniale. È la prova che tecnici e piloti cercavano della bontà degli sviluppi tecnici introdotti quest'inverno.
Ringrazia così Marquez, che non deve sudare le proverbiali sette camicie dopo una qualifica così così chiusa al 5° posto, l'unico brivido è una scodata su un tratto di pista sporco - per trionfare davanti al pubblico di casa e dare una metaforica spallata sì, la stessa pista dello scontro Rossi-Gibernau nel 2005 al campionato. Lo sfidante Dovizioso, passato dal +1 in classifica al -24, avrà invece faticato a prendere sonno stanotte. Troppa la rabbia per l'occasione buttata via.
D'altronde, il forlivese all'improvviso si ritrova risucchiato in un insolito vortice di cattivi pensieri, tra il passo falso per il Mondiale e una firma del contratto ballano ancora un paio di milioni tra domanda e offerta - che ancora non s'ha da fare. Idem per Jorge Lorenzo, il pilota più pagato (biennale da 12 milioni a stagione e in scadenza) ma anche il più nervoso per gli scarsi risultati fin qui ottenuti, e a maggior ragione il più lontano da Borgo Panigale dopo questo errore (va detto, condiviso con Pedrosa) costato al team punti preziosi. Ecco, se un anno fa proprio sulla pista andalusa Jorge conquistava il primo podio in Ducati e tirava un piccolo sospiro di sollievo, un anno dopo gli umori si sono ribaltati. Complice lo zero nella casella vittorie e i tre soli podi in ventidue Gp. Il piatto piange
«Ma non è colpa di Jorge» spiega serafico a Sky Andrea Dovizioso, il quale con toni pacati dice: «Tra i due diciamo che la colpa più grossa ce l'ha Pedrosa. Mi scoccia un bel po', non possiamo buttare via venti punti in questo modo». Rabbuiato pure Valentino, quinto con una Yamaha che lo fa dannare e che analizza così la maxicaduta: «Un concorso di colpa tra Lorenzo e Pedrosa. Jorge è stato ottimista a tornare, ma anche Pedrosa non ha considerato che Lorenzo sarebbe tornato.
E con la loro eliminazione sono stato pure fortunato: fare 5° col passo che avevo...».Insomma, la colpa è di tutti. E di certo non ha aiutato il tira e molla in casa Ducati relativo al contratto di entrambi i suoi piloti. Urge almeno una firma.
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