Calcio

Superlega sì o no, la Corte Ue decide il futuro del calcio

Il verdetto arriva 32 mesi dopo l'annuncio dei club fondatori e il dietrofront di tutti tranne Real Madrid e Barcellona

Superlega sì o no, la Corte Ue decide il futuro del calcio

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Occhi puntati sulla corte di giustizia dell'UE: oggi è il giorno previsto per la pubblicazione della sentenza sul caso Superlega. «Dicono che sarà un documento voluminoso, sono proprio curioso di leggerlo» è l'espressione usata da Giorgio Furlani, ceo di Ac Milan. Un tempo aderirono al progetto, poi fecero marcia indietro con Inter e Juve, mentre sulle barricate sono rimaste Real e Barcellona oltre che la nuova società A22 Sports all'uopo costituita. Gravina, presidente Figc, tuona: «Chi dovesse aderire alla Superlega uscirebbe dal circuito del calcio italiano, io devo difendere il nostro brand». Sul tavolo restano tre ipotesi: 1) che la UE dia ragione al ricorso e stabilisca la posizione dominante di Uefa e Fifa nell'organizzare tornei in cui fa tutti i mestieri, fissa le regole, incassa introiti e stabilisce i calendari; 2) che definisca illegittime le sanzioni decise dall'Uefa contro Real e Barcellona aprendo uno scenario a metà strada; 3) che respinga in toto il ricorso consentendo a Uefa e Fifa di continuare a regnare. Di sicuro, se ci fosse uno spiraglio per la SuperLega, ci sarebbe la corsa a farne parte con un format diverso rispetto a quello annunciato ad aprile 2021 da Agnelli e C.

C'è un'altra spina nel fianco ed è rappresentata dalla fine del decreto crescita riservata ai campioni del calcio provenienti dall'estero. Qui Gravina ha aperto un piccolo spiraglio: «Stiamo lavorando per ottenere un'uscita a tappe». Secca al riguardo la Lega di Matteo Salvini: «Assurdo pensare di fare sconti fiscali agli atleti stranieri che guadagnano milioni». Preoccupato Giorgio Furlani: «Se passasse, significherebbe infliggere all'industria del calcio un colpo micidiale. Faccio un esempio col Milan: prima del decreto, avevamo come terzino sinistro Laxalt e ora Theo Hernandez, ala sinistra Borini e adesso Leao. Capite la differenza? Non solo: chi sostiene il calciatore X paga meno tasse dell'operaio non sa che le tasse sugli stipendi dei calciatori sono a carico dei club e non dei diretti interessati. E non è vero che il fiasco della Nazionale sia dovuto a questo provvedimento. Per il fisco italiano, significherebbe dover rinunciare a tutti quegli investimenti provenienti da sponsor e investitori stranieri». Infine c'è il Milan con i suoi tormenti. Dal numero insopportabile di infortuni al prossimo mercato di gennaio («è molto povero e non ci sono profili interessanti» dixit Furlani) fino al debutto ieri a Milanello di Ibrahimovic nelle vesti di partner RedBird e consulente del club rossonero. «È molto curioso, ha conoscenza e competenza e soprattutto non vuole passare come il tutor di Pioli» è la descrizione di Furlani.

Rivedremo Ibra in versione ufficiale già domani sera a Salerno.

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