Da Suso a Deulofeu: il Milan alla spagnola tutto estro e follia

L'ultimo arrivato al servizio di Montella ha risolto da solo la sfida più delicata E il tecnico se lo gode: "Talento immenso"

Da Suso a Deulofeu: il Milan alla spagnola tutto estro e follia

Franco Ordine

E adesso può decollare il Milan alla spagnola, un tempo più croce che delizia a giudicare dai precedenti non certo esaltanti di Xavi Moreno e Josè Mari e da quello ancor più recente di Fernando Torres. Al fianco di Suso, andaluso di Cadice, dopo la piccola grande impresa di Bologna, i riflettori sono tutti puntati su Gerard Deulofeu, catalano della cantera più famosa, quella del Barça. Insieme, perché i due, oltre che amici, sono anche collaudati sodali, provenienti entrambi dall'under 19 spagnola che vinse l'Europeo del 2012 e che incantò Rocco Maiorino, l'occhio di Galliani sul mercato europeo. Giocarono insieme in quella selezione Suso, Deulofeu e Jesè e lo chiamarono il trio delle meraviglie: adesso due sono a Milanello a togliere le castagne dal fuoco di Montella, l'altro è a Las Palmas dopo il battesimo col Real Madrid e il passaggio da Parigi.

«Di quella generazione è il più promettente: se mette giudizio è destinato a ottenere grandi risultati», il parere spassionato e molto informato di Max Allegri. Il primo è sotto gli occhi di tutti, conquistato nella notte di Bologna: col Milan ridotto in 9, ma capace di riuscire a piegare il Bologna, impresa da record nel calcio italiano. Uno, Suso, reduce dalla malinconica panchina del Liverpool, l'altro da quella dell'Everton: perciò son fuggiti alla prima occasione rappresentata dal Milan appunto e dal fiuto di un sottovalutato osservatore. Già perché al netto del tocco morbido e semplice di Pasalic, il ragazzo del rigore decisivo di Doha, è tutto di Deulofeu il merito del nono palo centrato (direttamente da calcio d'angolo), è suo il fiuto di rincorrere una palla lunga, trasformarla in un dribbling e in un tunnel per arpionare quel successo destinato a restare nella storia del torneo. «Mi piacciono le cose difficili» è stato il suo primo commento, a dimostrazione che il giovanotto, ha voglia di stupire e di stregare il Milan dove fu accolto da un giudizio impegnativo di Montella. «È dotato di un talento immenso», disse e ripetè nei giorni successivi appena ebbe il tempo di vederlo all'opera a Udine, sostituto indispensabile di Bonaventura rimasto ko con un tendine distrutto.

Quella giocata a Bologna, nei pressi della bandierina (quanti avrebbero tenuto palla e cercato magari il falletto del difensore?), persino un po' folle, è il nuovo marchio di fabbrica di questo catalano che è di proprietà dell'Everton con diritto di recompra del Barça e la voglia di sistemarsi qui in Italia dove gli stanno cucendo addosso anche un nuovo ruolo, sull'esempio dell'invenzione napoletana di Sarri con Mertens, il falso nueve insomma. «A me francamente non piace, noi abbiamo bisogno di un vero 9» è la prima risposta di Montella che forse è già pronto a utilizzarlo proprio come a Bologna, quando in nove contro 11, gli affidò il compito di unico attaccante contro tre gendarmi, pensando che quella velocità volpina avrebbe potuto e dovuto procurare infiniti lutti agli achei di Donadoni. Per fortuna di Montella e dei milanisti, su quel cognome di stampo sardo e sconosciuto ai più, ci fu il consenso dei cinesi intesi come Fassone e Mirabelli che consentirono a Galliani di chiudere una lunga e complicata trattativa via mail con l'Everton minacciando persino la ritirata pur di convincere gli inglesi a mollare l'osso.

Adesso che il Milan alla spagnola sta per decollare nuovamente (primo successo esterno dopo l'ultimo datato novembre a Empoli), con le prodezze di Deulofeu si possono anche dimenticare le magagne rossonere rappresentate dal numero eccessivo di ammonizioni ed espulsioni (dal luglio 2013 sono addirittura 31, record europeo; 4 nelle ultime 6 sfide, coppa Italia compresa)

testimonianza di una fragilità collettiva tutta da debellare, in qualche modo conseguenza diretta anche del sistema di gioco scelto da Montella e ritagliato su misura per uscire dal tunnel delle quattro sconfitte consecutive.

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