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Tamberi volo di bronzo, Duplantis volo da mondiale

Gimbo alla prima uscita dopo Tokyo stupisce. Lo svedese a 6.20 nell'asta: nuovo record

Tamberi volo di bronzo, Duplantis volo da mondiale

Oh capitano, grande capitano. Marco Tamberi esce, come Jacobs, dal meritatissimo salone delle feste, per mettersi il saio del capo ciurma nella spedizione italiana ai mondiali indoor di Belgrado, senza aver mai fatto una gara dal trionfo di Tokio. Un rischio, ma anche una scommessa vinta perché trova comunque il podio, una medaglia di bronzo che noi avvolgiamo nella carta dorata di una finale del salto in alto dove, per un attimo, va in testa saltando sopra i 2 e 31, ma poi deve lasciare strada al colibrì coreano Song Kyoek Woo che porta i suoi 70 chili sopra l'asticella posta a 2 metri e 34. È lui, la medaglia di legno a Tokio, il migliore nella stagione, a prendersi l'oro vero davanti al sorprendente svizzero del Vaud, il ventisettenne Loic Gash, lasciando insieme sul podio del terzo posto Gimbo e il neozelandese Kerr a 2.31 come l'elvetico, ma con più errori.

Tamberi ha saputo stregare le tribune della Stark arena. Saltando bene, pregando per la pace, mostrando sul braccio e sul volto i simboli dell'Ucraina, facendosi amare, abbracciando tutti. Un campione che questa medaglia di bronzo la metterà nel cassetto pensando all'estate fra mondiali ed europei, nascosta dall'oro mondiale indoor vinto a Portland nel 2016, ma la farà accarezzare dalla sua medaglia olimpica della resurrezione di Tokio perché hanno qualcosa in comune: la voglia di stupire, l'invenzione dell'artista.

Questo quadro nella città bianca ha bellissimi colori dalla mattina alla sera. All'ultimo istante un razzo nel cielo fra i mirtilli di Belgrado, lo cavalca Mondo Duplantis che alla terza prova ritocca il suo record mondiale nel salto con l'asta superando i 6 e 20, 1 centimetro in più di quello che aveva fatto sulla stessa pedana il 7 marzo quando si era tolto la maledizione dei 6.19 tentati per oltre due anni. Nel segno del ventiduenne campione della Luoisiana che gareggia per la Svezia, il paese della madre. A inizio giornata la magica venezuelana Yulima Rojas nel triplo era andata oltre il suo mondiale atterrando a 15 metri 74, nel giorno dei giorni dell'ucraina Romanchuk, alta trenta centimetri meno di questa meraviglia che il brasiliano Prudencio, triplista da podio olimpico a Città del Messico '68 e Monaco 72, allena per l'atletica del Barcellona, un metro dietro alla prima che sicuramente andrà oltre i 16 metri. Larissa Iapichino non si qualifica per la finale del lungo, è decima con 6.57, ma ritrova il piacere della lotta in una gara importante. Chiude all'8° posto Pietro Arese, nessuna parentela con Franco, il campione di Centallo, nel 1500 dove Tefera beffa il primatista mondiale Ingebrigtsen. Spedizione italiana che a sentire il cittì La Torre se ne va abbastanza soddisfatta: 7 finalisti, molti record personali, 2 medaglie. Erano anni che stavamo soltanto a guardare.

Ora viene il bello e il difficile per l'estate fra mondiale ed europeo.

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