Un paradosso, a un anno dall'inizio della diffusione del Covid-19. La Lazio è partita per la Russia, per la trasferta di Champions League di oggi a San Pietroburgo con lo Zenit, senza Immobile, Leiva e Strakosha, che erano però a disposizione per la gara di Serie A che i biancocelesti hanno vinto in casa del Torino. Nulla di strano, apparentemente. La Uefa però ha fermato i tre giocatori che, prima di essere a disposizione di Inzaghi per Torino, erano già risultati positivi al Coronavirus ed erano quindi stati esclusi dalla trasferta di Bruges.
Come è possibile dunque che, in una settimana, calciatori come Immobile e Leiva siano prima risultati positivi per la Champions, poi negativi per il campionato e poi ancora positivi per la massima competizione europea? L'incongruenza è del protocollo, diverso in base alle competizioni. In Italia, infatti, l'iter prevede che i giocatori siano sottoposti ai test antigenici. In base al risultato, il calciatore può essere convocato per la partita nel caso sia negativo o debolmente positivo. La Uefa si affida invece al SynLab per valutare la condizione dei calciatori e, d'accordo con il laboratorio, ha deciso di escludere i test antigenici. Per le competizioni internazionali vengono dunque utilizzati solo i tamponi classici. «I tamponi molecolari sono circa 10 volte più sensibili rispetto a quelli antigenici - spiega il dottor Perno, direttore di microbiologia del Bambin Gesù -. Questo non può essere discusso perché confermato da numerosissime pubblicazioni scientifiche».
Intanto la procura federale della Figc guidata da Giuseppe Chinè sta indagando sull'attività dei biancocelesti e ha richiesto i referti dei tamponi effettuati dal club alla vigilia della gara in programma oggi a San Pietroburgo con lo Zenit. Ciò per accertare eventuali violazioni dei protocolli sanitari anti-Covid approvati dalla Figc e validati dalle autorità governative.
«C'è comunque un errore metodologico - sottolinea ancora il dottor Perno -. Confermare o smentire con un tampone antigenico il risultato di un tampone molecolare è sbagliato». E in più c'è anche un altro problema: le squadre di Serie A, rivolgendosi a laboratori diversi, potrebbero ottenere risultati diversi anche di fronte a uno stesso tampone. La Uefa, invece, affidandosi a un unico laboratorio, non ha discrepanze nella valutazione dei risultati. «In laboratori competenti, nei quali vengono utilizzati gli stessi reagenti, i risultati sono gli stessi - spiega Perno -. Ma le variabili sono proprio la qualità dei reagenti e la competenza dei laboratori. Circolano reagenti di bassa qualità, per i quali i risultati possono essere falsati».
E la Lazio, come ammesso da Inzaghi («ho difficoltà di rotazione ma la squadra si è compattata,
ha avuto una grandissima reazione») si trova in difficoltà. Con alcuni giocatori che sono disponibili solo in Serie A - Vavro e Lulic - e non in Champions. In un paradosso, oltre che un intrigo, diventato internazionale.
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