Sulle ferite sanguinose del Milan non bastano le parole di Thiago e Ibra che hanno il senso di un balsamo spalmato a piene mani. Ha dettato il brasiliano al debutto in Champions col Psg: «Mi dispiace per il Milan, sono e resto tifoso, senza Ancelotti e Leonardo non avrei mai accettato Parigi». Ha aggiunto Ibra, sempre più stregato dal giovane Verratti: «Consolerò io gli amici del Milan». L'unica consolazione è contenuta nella ricostruzione di Barbara Berlusconi. «Mio padre e Galliani avevano deciso di tenerli. Quando hanno ricevuto l'offerta irrinunciabile, li hanno fatti partire». Vero, anzi verissimo. Eppure il piccolo mondo antico del Milan è inconsolabile dinanzi agli stenti che si ripetono in Champions dopo quella disastrosa partenza in campionato. Niente e nessuno possono cancellare oltre che i fischi, lo spettacolo avvilente e qualche episodio di contorno tipo il gestaccio di Mexes e l'alterigia di Boateng. Lo stesso Allegri ha un atteggiamento rassegnato. «Almeno non abbiamo preso gol» la sua chiosa in apparenza soddisfatta. «Sono contento che anche l'allenatore dell'Anderlecht ha notato la mancanza di fiducia nel Milan » la vera battuta che sembra denunciare il deficit che ha trasformato il Milan in un gruppo di impauriti calciatori di seconda serie. E qui anche Allegri ha fatto poco per invertire la rotta e scuoterli. La stessa scelta di passare all'alberello di Natale invece di infondere coraggio e voglia di osare, ha dettato l'idea ai suoi di allacciare le cinture di sicurezza nel timore che il volo possa finire con una nuova caduta.
La condizione deprimente del Milan è spiegata attraverso tre fattori: 1) non c'è a disposizione una rosa di grande spessore, eppure non sono giustificate le due sconfitte con Samp e Atalanta e neppure il pareggio con l'Anderlecht; 2) tutto l'ambiente è apparso rassegnato fin dall'inizio e non c'è nessun annuncio dal mercato che possa sgominarlo; 3) Allegri non ha lasciato fuori dei fuoriclasse, Montolivo può rientrare a Udine, Robinho col Cagliari e Pato, forse, a Parma ma è l'impianto di gioco che deve fornire maggiori garanzie. Perciò c'è il sospetto, anche in società, che la squadra non risponda ai comandi. Da qui la decisione, dopo una telefonata notturna, di concedere qualche giorno di tregua, fino a Udine, prima di adottare provvedimenti drastici. Che vanno preparati prima, con qualche sondaggio per capire la disponibilità dell'alternativa interna (Tassotti più una figura carismatica che abbia la funzione del motivatore, Inzaghi il più gettonato) o per vedere se c'è in circolazione qualche altro professionista capace di risollevare dalla cupa depressione lo spogliatoio. Berlusconi e Galliani non sono tipi dall'esonero facile: parla la storia. Tre (Tabarez, Zaccheroni, Terim) in 27 anni. Perciò c'è qualche resistenza, specie nel dirigente operativo che conosce quali sono i rischi di un cambio in corsa nel mezzo di un periodo fitto di impegni. Da una parte c'è il sospetto che si possa compromettere anche la stagione europea, condizionata dal pareggio, dall'altra la consapevolezza che senza un elettro-choc il gruppo possa vivacchiare senza conoscere un orgoglioso cambiamento di rotta e di rendimento. Allegri se lo aspetta.
Martedì notte, rimesso dinanzi all'esonero, ha commentato: «Vorrà dire che verrò ricordato come quello che ha fatto più punti in due anni». Come dire: quando ho avuto la fuoriserie a disposizione, sono arrivato primo o secondo!- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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