Carlo Tavecchio non è Roger Rabbit ma qualcuno lo ha incastrato. Cercasi corvo all'interno del mondo del calcio, qualcuno che abbia deciso di far fuori il presidente di turno, l'uomo benvoluto da tutti. E da tutti, allo stesso tempo, deriso e provocato. Carlo Tavecchio sta seduto su una poltrona oggi scomoda ma da sempre fortissimamente desiderata da chi vive di football, non sui campi ma dietro le scrivanie. Tavecchio è un uomo solo e nemmeno al comando, circondato da collaboratori e collaborazionisti, da amici e cortigiani. Di certo è lui il primo a cadere nelle trappole, sia queste radiofoniche, telefoniche, ufficiali in pubblico, ogni tipo di comunicazione e conversazione con lui può diventare denuncia e farsa, insieme. L'elenco ormai si allunga ma anche l'odore fastidioso di qualcosa e di qualcuno che si sta muovendo alle spalle del presidente, uomini fatti fuori dalla cosiddetta lotta per la Lega Pro, un centro di potere che non è affatto marginale come qualcuno potrebbe credere, così come ha un peso notevole il mondo dei dilettanti.
Nell'ombra restano anche antiche statue di cera del nostro calcio, uomini che hanno scritto la cronaca e la storia e che sono rimasti immuni e impuniti da scandali clamorosi che hanno coinvolto altri dirigenti. I «No Tav» sono numerosi, Damiano Tommasi presidente del sindacato calciatori e Renzo Ulivieri presidente dell'associazione allenatori e poi una specie di ragnatela che mette assieme l'ex direttore generale Francesco Ghirelli e Gabriele Gravina che ha lasciato il consiglio federale in chiaro contrasto con l'attuale presidente. E sopra tutti Franco Carraro che, pur essendo fuori da tutto, mantiene ancora il carisma e le chiavi per entrare in diversi palazzi dello sport.
Il mondo del football ha assorbito il peggio del mondo della politica, è spaccato in correnti, vive di compromessi, nasconde bilanci profondi, è corrotto e corrompe; il suo capo, in quanto presidente, è stato votato in assenza di veri leader e proprio per questa ragione dietro Tavecchio si agitano le vecchie figure, fantasmi che fanno più paura dei viventi.
Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha censurato le ultime parole di Tavecchio, aggiungendo però che non esistono presupposti per il commissariamento della federcalcio, stante l'articolo 7 comma F dello statuto del Coni che
prevede il commissariamento solo in caso di accertate gravi irregolarità nella gestione o in caso di constatata impossibilità di funzionamento. Sopra il calcio il cielo è nero di corvi ma Carlo Tavecchio guarda ancora in basso.
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