Da sabato notte, epilogo tumultuoso di Milan-Lazio (il varista richiama l'arbitro a rivedere un tocco in area rossonera col gomito di Pavlovic, Collu non assegna il rigore e segnala una precedente innocente trattenuta sulla maglia del difensore rossonero), il sospetto che circola da tempo negli ambienti dell'Aia, è diventato più corposo. E cioè che ci sia una deriva preoccupante tra i varisti, impegnati non più a soccorrere l'arbitro di campo secondo lo spirito dello strumento, ma a sostituirlo con interpretazioni personali di alcuni episodi. È avvenuto a Parma (rigore per il Milan confermato dall'arbitro Di Bello). Complice, forse, una frase di Rocchi il quale dopo Fiorentina-Juve (rigore su Vlahovic prima accordato da Doveri e poi cancellato dal varista Guida) dichiarò ufficialmente: "Meglio una revisione in più che una in meno".
A San Siro è successo esattamente il contrario. E cioè il varista Aleandro Di Paolo, abruzzese di Avezzano, considerato tra i più affidabili, in pieno recupero ha richiamato l'arbitro Collu per fargli giudicare un tocco di gomito di Pavlovic. Il fischietto sardo, domata la confusione verificatasi (espulsi Allegri e il vice di Sarri) ha ignorato la segnalazione di Di Paolo e fischiato fallo a favore del Milan per una trattenuta su Pavlovic. Come dire: scelta giusta (mai rigore), segnalazione sbagliata (del varista).
Dinanzi all'unanimità dei giudizi di moviolisti sparsi tra tv e giornali, Rocchi - senza attendere l'appuntamento con Dazn di martedì - ha fatto sapere: 1) non è rigore per la vicinanza del tiro, per il movimento congruo del gomito di Pavlovic e perché tra l'altro il milanista è girato di schiena; 2) Di Paolo ha sbagliato a richiamare l'arbitro (che aveva diretto bene fino ad allora) e per questo sarà fermato nei prossimi turni di campionato.