Ancora 48 ore e poi gli atleti torneranno al nido, anzi al Bird's nest, lo stadio di Pechino dove la fiamma di Olimpia e la bandiera a Cinque cerchi troveranno una nuova casa. Dalla Muraglia cinese al Belpaese, domani un ampio segmento della cerimonia di chiusura, studiata da Marco Balich, sarà dedicato al flag handover, il passaggio di consegna da Pechino 2022 a Milano Cortina 2026. Giovanni Malagò ha tracciato la road map per il prossimo quadriennio olimpico «dove prevarrà il saper fare italiano». «We are next», ha spiegato Vincenzo Novari, Ceo della fondazione Milano-Cortina. A 20 anni da Torino 2006, saranno Giochi ancora italiani dopo tre edizioni esotiche, Vancouver 2010 e poi le tre edizioni asiatiche di Sochi 2014, Pyeonchang 2018 e Pechino.
Già, «Un vero unicum racchiuso nel mantra Duality, together» hanno spiegato i due sindaci olimpici già arrivati a Pechino, Giuseppe Sala per Milano e la città, e Giampietro Ghedina per Cortina D'Ampezzo e la montagna, ricordando come fra Expo 2015 e Cortina 2021 entrambe le città abbiano dimostrato di saper gestire grandi eventi. «Il Cio ha capito che non era possibile continuare con proposte anacronistiche», ha aggiunto Malagò. Ed allora è arrivata Agenda 2020, con il suo decalogo di buoni propositi: contenimento dei costi, tecnologia, sostenibilità e inclusività dei territori. Tradotto: limitare strutture nuove, ma soprattutto addio a cattedrali nel deserto e impianti che si sgretolano a pochi anni dalla ribalta, mentre i praticanti di certe discipline debbono continuare ad espatriare per trovare sedi di allenamento adeguate.
Il nuovo format cittàmontagne avrà base a Milano e Cortina, Verona per la cerimonia di chiusura. Più siti per le gare della neve dalla Valtellina, al Trentino Alto Adige - nel nome di una maggior sostenibilità che lasci sul territorio solo ciò che serve, a partire dalle infrastrutture viarie che non saranno solo cruciali nelle due, affollatissime, settimane dei Giochi. Le strutture di Cortina del '56 il budello in primis e lo stadio del ghiaccio - saranno ricostruiti o rimodernati con la tecnologia più attuale: «Siamo orgogliosi ha spiegato Malagò di aver tracciato un nuovo modello di collaborazione che colleghi una grande metropoli alle specificità della montagna».
«Il 93% degli impianti già esiste - ha affermato Novari - abbiamo un budget di spesa di 1,5 miliardi nei 4 anni. Prevediamo di incassare una cifra analoga, senza aggravio sulle casse pubbliche, grazie alla previsione di 2 milioni di spettatori, la metà proveniente dall'estero».
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