Tutti attorno al grande fardello, che poi è l'Inter con i suoi risultati. L'orizzonte Champions League si allontana sempre più. E allora l'Inter ricicla una recente intervista di Thohir, da Giacarta, a Goal.com , dove la prendeva larga. «La Champions League non è un'ossessione». Lo style volpe e uva funziona anche in Indonesia. Con tanto di spiegazione economico-sportiva. «L'Inter è uno dei migliori brand calcistici al mondo. Spero che presto possa entrare nella top ten mondiale in termini di ricavi. Il nostro giro d'affari, senza la Champions, può raggiungere i 180-200 milioni di euro. Con la Champions ovviamente aumenterebbe, ma non andarci non sarebbe comunque un problema». Sintesi: può bastare anche l'Europa League, basta restare in Europa. Discorso già affrontato con l'Uefa, a corredo del piano quinquennale di risanamento della società.
Per convincersi della bontà del suo colpo d'occhio calcistico e per parlare di soldi e di debiti, ET ieri è andato a pranzo con Moratti e con Handy Soetedjo, il suo socio. Appuntamento al ristorante Baglioni, in pieno centro, le facce scure del post partita raccontavano le rispettive delusioni. C'era da ricucire la tela. Thohir che parla a Moratti della ristrutturazione del debito, e quindi del marchingegno finanziario (bond) per rinviare i problemi e risolverne qualcuno, e Moratti che gli spiega errori della squadra e di Mancini, ma lo invita a non perdersi d'animo e a credere nel tecnico: stavolta il garante dell'ottimismo è proprio lui, che di solito distrugge gli allenatori prima dei giocatori.
Lo ha ripetuto anche ai giornalisti. «Il terzo posto non è impossibile. Nel calcio capitano sconfitte come col Torino: è anche sfortuna. Questa cosa deve essere presa con buonsenso: abbiamo un ottimo allenatore, giocatori che possono esprimersi ancora meglio, il futuro sarà certamente migliore. Mi aspetto da Mancini quello che è, non di più: un ottimo allenatore, serissimo, pieno di idee, capace di gestire il gruppo e quindi farà bene. Credo che si possa avere pazienza».
Moratti ha anche aggiunto che Thohir è una persona di buon senso. «E non meritava questa batosta». Poveretto, c'è da capirlo: il magnate è arrivato a Milano armato di speranze e amici, accompagnato dalla signora, poi tutti a San Siro puntando su una bella figura della squadra. E, invece, guarda che beffa. Roba da arrossire, davanti alla classifica e agli amici. E ieri si è rituffato nel lavoro tra incontri e progetti, concedendosi la serata alla Scala, invitato da Daniel Harding, direttore d'orchestra della Filarmonica al quale ha regalato una maglia nerazzurra.
Da un direttore d'orchestra all'altro, Thohir punterà tutto su Mancini. I consigli di Moratti hanno rafforzato la sua idea, che poi è l'unica speranza per l'Inter attuale e pare anche per quella futura. L'indicazione temporale viene affrontata subito. «Lo abbiamo ingaggiato per diversi anni, siamo convinti che farà bene, non è una figura nuova per l'Inter e il calcio italiano, ha allenato club stranieri e ha una visione universale, è un allenatore esperto, ecco perché abbiamo preso questa decisione», ha raccontato. E, a chi sta facendo paragoni con Mazzarri, in vantaggio nel raffronto punti-successi con Mancio, Thohir ha consigliato di non avere rimpianti. «A volte i risultati costringono a fare delle scelte difficili: per esempio quella su Mazzarri che ha lavorato sodo e ha fatto del suo meglio per la squadra, ma i risultati erano stagnanti e poi i tifosi lo hanno messo sotto forte pressione. Per lui non era una situazione facile». Cacciato dai tifosi, prima che dalla società: e questo non potrà essere un alibi per l'ex tecnico.
Intanto l'Inter proverà altri colpi: oggi incontro col Granada per tentare di portare subito a casa Murillo, lo stopperone colombiano, soprattutto ora che gli infortuni pesano: Andreolli e D'Ambrosio staranno fermi 3-4 settimane. «Lesione di primo grado al bicipite femorale coscia sinistra», recitano gli esami clinici. Guarin e Shaqiri hanno qualche problemino muscolare.
Brozovic ha firmato il contratto per il prestito biennale (con obbligo di riscatto) e il suo manager racconta che l'Inter lo stava seguendo da un anno. Il problema rimane Osvaldo: si nega a ogni prospettiva che non sia quella del braccio di ferro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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