Che cosa dire di uno sport che per la prima volta debutta in Russia e la Toro Rosso si trasforma in una Mercedes e il russo Kvyat diventa Hamilton e segna il quinto tempo e oplà? Che cosa dire di uno sport che a Barcellona, stagione 2012, sir Frank, nel senso di Williams, compie gli anni e sono settanta e sono importanti, e d'un tratto il suo pilota Maldonado si ritrova in pole e sul gradino più alto del Gp e oplà? Che cosa dire di uno sport in cui il quattro volte di fila campione del mondo Vettel comincia a costare, a invecchiare, ad essere poco in linea con il brand Red Bull e Ricciardo invece ride e corre gratis e il primo diventa una pippa, ieri neppure in Q3, e il secondo il nuovo Vettel e oplà? Meglio non dire. Basterebbe accontentarsi mestamente di non chiamarlo sport. È sufficiente show. Come il wrestling che fa audience e regala salti, botte, spettacolo e però mica è tutto vero. Comunque, dai, brava Toro Rosso motorizzata Renault e bravo pure al russo che non aveva mai visto zone così alte e da cinque Gp non scattava oltre l'11° posto e invece eccoli volare nel giorno giusto e nel mezzo del solito festival über alles. Cioè con la Mercedes che fa la Mercedes, settima pole dell'anno per Hamilton, Rosberg subito dietro, poi Bottas su Williams-Mercedes che butta via l'impresa all'ultima curva e però è comunque terzo, e ancora Button su McLaren-Mercedes. Solo sesto Ricciardo su Red Bull-Renault e solite Ferrari: Alonso settimo e Raikkonen ottavo a un secondo e due e sarebbe stato peggio se Magnussen, sesto tempo, non fosse stato retrocesso di cinque posti per la sostituzione del cambio.
E che cosa pensare di uno sport in cui un pilota finisce contro e sotto una gru in pista e l'uomo incaricato di far luce sul dramma, Charlie Whiting, direttore tecnico e di gara della F1, è l'accusato principale per via della procedura scelta mentre la gru manovrava. Uomo che infatti assolve le decisioni adottate dalla Fia, cioè da se medesimo, e anzi sottolinea che la colpa è dei piloti che vanno troppo veloci mentre le bandiere gialle sventolano e le ruspe manovrano. Solo che il pilota va veloce a prescindere e rallentare per lui è concetto relativo sennò farebbe il Charlie Whiting o il giornalista.
Questo mentre il presidente della Fia, Jean Todt, colpito due volte dal dramma di Bianchi, perché della sicurezza a tutti i livelli dell'automobilismo ha fatto la propria crociata e perché molto vicino alla famiglia del pilota francese, assicura che l'indagine sui fatti di Suzuka e le valutazioni del caso verranno comunque affidate a una società esterna. Bene. Anche se qui si apre un'altra crepa: può una società esterna a cui la Fia commissiona (e quindi paga) un servizio, valutare l'operato della Fia?
Intanto, ieri mattina, i team principal dello show F1 si sono riuniti per discutere dell'incredibile scoperta fatta dal direttore di corsa: e cioè che i piloti vanno veloci. L'accusatore-accusato Whiting, in sintesi, aveva infatti detto che «con bandiere gialle i piloti rallentano poco o niente». Quindi colpa loro l'incidente di Bianchi e Jules se l'è cercata. Whiting aveva anche anticipato che la Fia, con i team, avrebbe studiato un modo per imporre la velocità giusta. Ieri mattina i boss delle squadre si sono incontrati e accordati per sperimentare nelle libere di Austin un sistema per rallentare quegli incoscienti dei loro dipendenti quando le bandiere sventolano e le gru vanno a zonzo per la pista.
Si tratterebbe di un altro software sul volante che, in caso di pericolo, farebbe comparire sul display un tempo minimo di percorrenza da rispettare lungo i tratti a rischio.Vedrete: qualcuno andrà a sbattere lo stesso. Lo dicono anche mamma e papà che quando si guida si devono tenere gli occhi sulla strada.
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