Il campionato è ancora all'inizio, d'accordo. Però l'aria europea che quest'anno si respira intorno al derby della Mole è insieme affascinante e coinvolgente. Perché, se la Juventus è abituata a stare lassù, non altrettanto si può dire per il Toro. Che invece ha cominciato bene la sua stagione mai, anzi, era partito così forte da quando si assegnano tre punti per vittoria -, ha sei punti in più rispetto allo scorso campionato e adesso sogna il colpaccio allo Stadium. I granata ci erano andati vicino pochi mesi fa (pareggio di Higuain nel recupero), stasera ci riproveranno: i bianconeri non perdono un derby casalingo dall'aprile 1995, ma oggi il Toro è più vicino alla Juve di quanto lo sia stato nel recente passato: nella mentalità di sicuro, ma anche nella qualità. Due giorni fa Chiellini e ieri lo stesso Allegri hanno infatti riempito di complimenti la squadra granata, «capace di puntare all'Europa, con un organico senza dubbio migliorato». «Sarà una partita speciale ha proseguito il tecnico bianconero intanto perché è il derby e poi perché può dare un seguito alle cinque vittorie consecutive ottenute finora. Per noi ha la stessa importanza che ha per il Toro: non sarà seconda alle sfide di Champions o a quelle scudetto». Eccola qui, allora, la patente di nobiltà per «un gruppo che può ambire alle prime sei posizioni in classifica».
Non resta allora che godersi la stracittadina. Magari senza tante radici davvero torinesi (Marchisio è ancora ko, Barreca non è stato convocato), ma questo è il calcio di oggi e non ci si può fare nulla. Peraltro, nel recente match di Udine il Toro è sceso in campo con sette stranieri, segnale concreto che pure dalle sue parti la linea italiana è stata (momentaneamente?) messa da parte. L'atmosfera giusta comunque non mancherà, sperando non si trascenda: Belotti ha riacceso gli entusiasmi granata («non sta a me decidere se vale cento milioni», il parere di Allegri), Dybala e Ljajic sono due 10' che garantiscono spettacolo e giocate di fino, Higuain deve ritrovare il feeling sotto porta ma proprio al Toro ha segnato sette reti in otto gare, di cui tre nelle due sfide dello scorso campionato. Ce n'è abbastanza per farsi venire l'acquolina in bocca da entrambe le parti. «Vincere non è normale, ma è sempre un qualcosa di straordinario perché alla fine ci riesce solo una squadra così Allegri -. Il settimo scudetto deve essere il nostro obiettivo primario: eccezion fatta per il Lione, non ci è mai riuscito nessuno. E, per fare una grande Champions, serve un grande campionato». Nessuno sconto, evidentemente. Anche se, oltre a Barzagli, uno tra Mandzukic e Dybala potrebbe riposare (pronto Douglas Costa) in ottica Olympiakos, atteso allo Stadium mercoledì in un match che la Signora non potrà sbagliare.
«Walt Disney diceva: se sogni, puoi farlo è invece il manifesto di Mihajlovic -. Noi vorremmo realizzare il nostro sogno. Se ogni partita vale tre punti, ce ne sono alcune diverse da altre perché altrimenti il calcio sarebbe solo matematica. Questa è una sfida tra popolo e padroni, passione e ragione, colori e bianconero: penso che nessun'altra sfida proponga una così grande differenza di storia e dna». Parole dolci come il miele per il tifoso granata, al quale parrà di essere tornati ai tempi di Giagnoni, Radice e Mondonico: «Dobbiamo fare il Toro. Anche l'anno scorso lo abbiamo dimostrato, giocando a lungo con un uomo in meno e venendo raggiunti solo all'ultimo minuto.
Spero di vincere un derby senza arrabbiarmi e di non sentire più insulti nei confronti miei e di tutto il popolo serbo: ora per le situazioni dubbie c'è il Var e spero che ogni tanto venga usato anche per noi». Su il sipario.
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