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Tortu, l'uomo dei due mondi. Meglio di lui solo Mennea

L'oro olimpico della 4x100 si migliora nei 200: 20''11. E si qualifica per i mondiali. "Posso fare di più..."

Tortu, l'uomo dei due mondi. Meglio di lui solo Mennea

La personale gara di Filippo Tortu con Pietro Mennea ha preso una bella piega. Non ancora una bella curva. Dopo averlo scavalcato nel record dei 100 metri, ora in possesso di Marcell Jacobs, è giunto il momento di stargli appena dietro nei tempi sui 200 m. Appena dietro non proprio: Mennea è ancora recordman europeo, con quel 1972 realizzato alle Universiadi 1979 di Mexico City. Ma Filippo ieri si è messo sulla scia correndo in 2011, secondo miglior tempo italiano. Per ora ha scavalcato Desalu con il suo 2013. D'accordo: due metri di vento a favore, comunque regolare, e in quota come Pietro. Qui si parla di Nairobi: 1800 metri di altitudine. Eppure l'idea della corsa ad inseguimento fra Pietro e Filippo, che Mennea conosceva, è arrivato da quello strapotente finale, con la 4x100 di Tokyo, che ha ricordato la meravigliosa accelerazione che fece grande Mennea nella rimonta su Alan Wells nei 200 m. di Mosca 1980. Allora Mennea mise l'alloro sulla carriera. A Tokyo, Tortu ha restituito un credo in se stesso, oltre ad aver messo il fiocco all'oro della squadra, ed è uscito da una nuvola grigia. Ora può riprendere a sognare.

I 200 metri del Kip Keino continental Tour Gold erano l'ultima gara della stagione: ha migliorato di 23 centesimi il personale datato 2017, si è messo in volo per il mondiale di Eugene 2022 che richiedeva un tempo-qualificazione di 2024. Ma Tortu doveva dimostrare qualcosa a se stesso, prima che agli avversari. Lo ha detto a fine gara: «Solo dopo la staffetta di Tokyo sono riuscito a darmi una sferzata mentale». Operazione andata a buon fine: 3° in gara dietro Fred Kerley (1976), argento Usa dei 100 m. olimpici vinti da Jacobs, e Isaac Makwala del Botswana (2006).

Una corsa utile per prendere appunti sul futuro: tra partenza e curva qualcosa da mettere a punto, l'accelerazione sul rettilineo finale sarebbe da inviare lassù a Mennea per dirgli: cosa te ne pare? L'accelerazione è il marchio di qualità di Tortu, che nell'ultimo anno pareva aver perso il turbo. Ieri lo ha ritrovato ed è valso la rimonta su un paio di avversari, con un tempo che forse va oltre le speranze: il padre-tecnico pensava ad un 2020. Stavolta la sferzata è di ottimismo per il futuro e per tutto il gruppo-velocità, che chiude un anno forse irripetibile. Eppure c'è un retrogusto: «Risultato dolce-amaro. Sono soddisfatto, ma potevo fare meglio nella stagione: per me è stata la più complicata di sempre. Ora sono più consapevole dei miei mezzi». Forse è servito a togliersi un peso dallo stomaco. Non ultimo, vedersi superato da Jacobs nella leadership degli sprinters. Ma adesso la strada è segnata: a tutta birra nei 200 m. per tentare di correre intorno ai 20 netti, dove sta il gotha degli sprinters.

Nei 100 c'è gente che fila troppo: Trayvon Bromell, dopo aver toppato ai Giochi, ha corso i 100 di Nairobi in 976, miglior tempo mondiale dell'anno (6° di sempre) che scalza il 980 di Jacobs, e dietro di lui il keniano Omanyala in 977.

Meglio inseguire Mennea piuttosto che certi strani turbo.

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