Roma - Chiamatelo pure Napolimpico. Cinque vittorie di fila in casa della Lazio, dieci vittorie consecutive in A, pokerissimo di successi (come la Juve) in questo inizio di campionato. Sul pianeta Olimpico, al primo incontro ravvicinato di un certo tipo, i marziani del Napoli vivono un tempo in apnea, vanno sotto, poi dilagano. Era dalla stagione 1987/88 (in campo c'era Maradona, secondo posto dietro al Milan l'anno dopo il primo scudetto) che i partenopei non partivano così forte. E il segnale che arriva da Roma è forte e chiaro: il Napoli vuole arrivare in fondo e sembra avere i mezzi per farlo. Nel primo quarto d'ora della ripresa, come una bestia feroce e ferita, azzanna la sua preda confermandosi come una splendida macchina da gol: in undici delle diciassette gare della splendida sequenza di risultati dal 25 febbraio a oggi ha segnato tre o più gol.
Inzaghi aveva battuto in sequenza Spalletti ancora alla Roma prendendosi la finale di Coppa Italia, Allegri mettendo in bacheca la Supercoppa e Montella, affossando con 4 gol dopo 18 anni il Milan. Stavolta la sua ottima ragnatela tattica regge un tempo, fino a quando ci sono tutti i titolari in campo e i biancocelesti sono addirittura avanti nel punteggio. Persi Bastos per infortunio, de Vrij che non avrebbe nemmeno dovuto giocare (ma che lascia il suo timbro con un gol) e Basta che esce quando il tecnico ha già esaurito i cambi, lasciando così la squadra in 10, la Lazio perde il controllo della gara, anzi di fatto esce proprio dalla contesa.
La sfida nella sfida era tra i due Ciro: quello vero napoletano che inventa uno splendido assist per de Vrij ma che continua la sua tradizione negativa contro gli azzurri (un solo pareggio e sei ko in 7 partite), quello acquisito alle pendici del Vesuvio che regala un'altra perla del suo repertorio e allunga il numero di giornate in rete (14 gol nelle ultime 12 partite). Mertens vince così il duello a distanza con Immobile, eppure il Napoli aveva faticato moltissimo di fronte alla ragnatela preparata da Simone Inzaghi, che pure aveva perso un altro pezzo in difesa dopo nemmeno mezz'ora (Bastos). La gara scorre via senza sussulti almeno fino a quando non si accende Immobile: Reina prima rischia il rigore, poi il rosso per fermare due volte in uscita l'attaccante della Lazio. Che grazie a un mezzo harakiri di Hamsik (palla spedita sul proprio palo) e sull'angolo seguente regala al pubblico una serpentina degna di Chinaglia, firmando il suo terzo assist stagionale. de Vrij ringrazia e sigla il suo terzo gol in A, nonostante una condizione fisica non ottimale (era in dubbio alla vigilia), tanto che nell'intervallo resta negli spogliatoi. Non prima di aver assistito al legno colpito da Hamsik (stavolta nella porta giusta, ma non è un momento fortunato per lo slovacco) e al miracolo di Strakosha su Callejon, partito in fuorigioco non rilevato.
Inzaghi è costretto a ridisegnare la sua Lazio nella ripresa: Leiva diventa centrale di difesa, Murgia entra per sostituirlo in mezzo al campo.
E il suo castello tattico, con l'assenza dell'olandese, crolla in cinque minuti: Koulibaly, Callejon (terza rete in 5 gare di campionato) e Mertens (salito a quota sei) con un capolavoro dall'out destro dell'area operano il sorpasso. Jorginho (decimo cannoniere stagionale azzurro) completa il poker su rigore sui titoli di coda. Napoli letale come un cobra, Lazio affossata e bocciata nell'esame della maturità.
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