C'è un nodo da sciogliere nel futuro dell'Italia di Cesare Prandelli e riguarda in particolare il sistema di gioco. È vero: il dibattito sull'argomento potrebbe aprirsi e chiudersi con la dichiarazione più volte registrata sul tema, «i moduli dipendono dalle caratteristiche dei giocatori a disposizione». Ma in questo caso siamo nel campo della filosofia. E invece per allestire una Nazionale che abbia le famose tre g, già inseguite prima dell'europeo più recente (gioventù, genio e gioco), bisogna procedere a una scelta di fondo. Che non può mai essere considerata definitiva ma che serve a dare una identità oltre che un disegno tattico originale e una priorità agli schemi del ct. La serata di Ginevra, al cospetto del Brasile, ha dimostrato per esempio che Balotelli è allergico, lui sì, a giocare con un partner affiancato sulla stessa traiettoria, tipo Osvaldo per intendersi, o Pazzini per riportare la discussione nell'accampamento milanista. O meglio ancora: può farlo, ma patendo il limite alla libertà d'azione, soffrendo gli spostamenti sui fianchi per conquistare spazio e giocate utili. Nel primo tempo Balotelli ha goduto comunque di lanci (uno splendido di De Rossi), di assist, di scambi corti e veloci, è tornato sui suoi passi nella speranza di aprire varchi utili al trequartista (Giaccherini), poco sintonizzato, ha messo alla prova la presa di Julio Cesar d'accordo ma è nella ripresa che si è scatenato. E non a caso quando l'ingresso di El Shaarawy e di Cerci, due ali, gli hanno consentito di disegnare il tridente nel quale Mario si muove come pesce in mare aperto.
Per sostenere questa impalcatura c'è bisogno di due condizioni: 1) che Cerci vada a scuola da El Shaarawy per apprendere l'arte del sacrificio al servizio dell'equilibrio di centrocampo; 2) che Giaccherini, per trovare spazio, torni all'antico, cioè al ruolo interpretato col primo Cesena di serie A.
Balotelli, è vero, ha finora reso al meglio nella striscia azzurra in coppia con Cassano. E qui la motivazione è molto semplice, quasi elementare: perché Fantantonio è solito ritagliarsi spazio e partenze dalla zolla sinistra d'attacco. Da quella posizione servì il delizioso assist con cui Mario fulminò il portiere della Germania per il primo gol. Altra osservazione: Giaccherini, da trequartista non ha convinto, men che meno da mezz'ala, per questo compito al momento c'è una sola candidatura che può raccogliere consensi diffusi. Ed è quella di Diamanti, il quale gioca così a Bologna e non ha certo il fisico per sostenere altri e più impegnativi incarichi. Sciolto il nodo del sistema di gioco, ecco che si possono perfezionare i meccanismi che a volte cigolano in modo pericoloso.
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