Quel tricolore calpestato da sceicchi e denaro

Nella maglia di campione italiano di Aru la nostra bandiera si vede appena. «Ma la cambierò»

Quel tricolore calpestato da sceicchi e denaro

Fabio Aru ha cambiato squadra. Dopo cinque anni e mezzo ha lasciato l'Astana e correrà per l'UAE Team Emirates. Fin qui non ci sarebbe la notizia. Ma il campione d'Italia ha esibito anche la nuova divisa, la maglia di campione d'Italia è un cimelio, un articolo da collezione. La nuova livrea prevede il trasloco sul ventre della bandiera italiana, il tricolore si arrende allo sponsor che campeggia sul petto, in lettere ovviamente maiuscole, mentre le tre bande, verde, bianca e rossa, sono pennellate ricordo di una maglia che fu. Gli arabi impongono le loro leggi di mercato e non soltanto. Anche il Real Madrid aveva dovuto fare i conti con esigenze mercantili e religiose, cancellando dal proprio stemma la croce borbonica per non turbare i tifosi arabi che avrebbero indossato magliette e cappelli con quel simbolo cristiano. Non siamo ancora agli eccessi della diocesi di Treviso che ha vietato la preghiera dell'alpino perché urta i migranti pacifisti.

No, non siamo ancora a questi eccessi del pensiero e dell'azione, però la tendenza è preoccupante, diventa sintomo di una confusione di temi e di comportamenti, non sempre conseguenze di accordi bilaterali, è un antifurto che prende a suonare.

La maglia di Aru cambia i suoi colori per motivi squisitamente commerciali ma non è facile accettare le regole dell'emirato di Abu Dhabi che ha rilevato la Lampre e ha investito denari pesanti per una squadra affidata all'esperienza del team manager Beppe Saronni e garantita dalle biciclette Colnago, ma la Patria va difesa non soltanto con il tricolore e la sua posizione sulla divisa. Tra l'altro lo stesso campione sardo ha chiarito che quella indossata e fotografata è soltanto una versione provvisoria, dal momento che la divisa ufficiale riserverà la giusta collocazione alla bandiera italiana. In passato Pozzato prima e Nibali dopo si ritrovarono con analogo problema legato allo sponsor là dove i contratti valgono più dei simboli e della storia. Anche nel calcio, a parte il citato caso clamoroso del Real Madrid, molti club hanno cancellato il proprio passato, nel logo, nella maglia, addirittura nei colori sociali (il Cardiff dell'imprenditore malese Vincent Tan aveva abbandonato il blu per vestire di rosso, colore del Galles e del drago malese!, per ritornare ai colori originali, dopo tre stagioni e a seguito delle protesta dei tifosi e dei rivali gallesi dello Swansea).

Il caso di Fabio Aru rientra in questa categoria, non è sottomissione (anche se l'odore è questo) ma accordo contrattuale.

L'inedita posizione del nostro tricolore sulla maglia del sardo potrebbe stimolare, in caso di vittoria già nella prima corsa ad Abu Dhabi, una danza del ventre. Gli arabi sarebbero due volte contenti e la nostra Patria salva. O no?

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