Tridente più Bonaventura: torna il Milan di Berlusconi

Il presidente a Milanello: "Nei due pareggi ho visto anche cose buone"

Tridente più Bonaventura: torna il Milan di Berlusconi

Milanello - Se il viaggio in provincia ha prodotto frutti molto magri (la miseria di 2 punti, fatturato modesto da squadra modesta), ecco che il ritorno a casa, stasera, contro il Chievo, può diventare l'occasione per chiudere la prima frazione di campionato con un sorriso e le prime sei tappe con 11 punti in classifica, cifra non da capogiro ma nemmeno da profonda depressione. «Dobbiamo regalare una bella serata ai nostri tifosi» è la didascalia confezionata da Pippo Inzaghi rinfrancato nel morale dall'arrivo, puntuale, di Silvio Berlusconi, presente stasera a San Siro, a dimostrazione che nemmeno i due pareggi consecutivi hanno raffreddato il suo entusiasmo. «A dispetto del risultato, ho visto cose buone sia a Empoli che a Cesena» la chiosa confidata agli interessati passati in rassegna nello spogliatoio di Milanello. Perché il presidente ha chiesto notizie a Van Ginkel («Mi hai fatto spaventare»), si è informato con Torres («Hai preso casa?, la tua famiglia è contenta?»), ha ricaricato le pile di Pazzini, ha tastato la forza fisica di Muntari («Dai colosso») prima di scartare sotto l'occhio delle telecamere di Milan channel il dono ricevuto dal capitano Montolivo, la foto simbolo della stagione scattata dinanzi alla scalinata di casa Milan, «la sede di club più bella al mondo» il suo omaggio alla coraggiosa e impegnativa scelta della figlia Barbara.

Per chiudere in bellezza il primo tratto di strada, Inzaghi ricorre alla formula provata e riprovata in settimana, resa più attuale dal recupero completo di Menez (superata l'infiammazione tenuta nascosta: a Milanello c'è qualche buontempone che si diverte a giocare a nascondino con i cronisti sugli acciacchi dei rossoneri!) e dallo smalto di Honda («tutti i suoi dati sono confortanti») che sono poi gli interpreti decisivi dello schieramento inedito, un autentico compromesso all'italiana varato per far convivere le due anime rossonere: quella berlusconiana che richiede la presenza di almeno quattro pedine d'attacco e quella dello staff tecnico che tutela l'equilibrio tattico per non scoprire troppo la difesa già appesantita dalle ripetute amnesie. Ecco Bonaventura arretrato sulla linea di centrocampo in compagnia di Muntari e De Jong, con Torres lasciato a presidiare l'area altrui e a galleggiare tra i due bracconieri, Honda e Menez. «È difficile che una partita del Milan finisca 0 a 0» è il pronostico di Pippo, che lustra il suo piccolo primato, miglior attacco del torneo. Resta ancora ai margini El Shaarawy che ha nella fragilità psicologica il suo tallone d'Achille.

«Ero pronto a farlo entrare a Cesena al posto di Honda» è la conferma puntuale di Pippo che ricorda anche gli attestati di stima precedenti («Contro la Juve ho tolto Bonaventura per far tornare lui»). Riflessione che sembra la chiave di lettura delle ripetute panchine del giovanotto il quale continua ad accarezzarsi la cresta, come fosse il suo requisito più prezioso.

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