di Tony Damascelli
B elle, bellissime, leggiadre, muscolose, potenti, affascinanti, sensuali. Le ragazze dello sport, quelle del nuoto nel particolare, trovano ammirazione dovunque. Chi non vorrebbe avere una figlia così? Con quelle spalle? Con quelle gambe? Con quei tempi sui 100, i 200 e i 400? Brave, compatte, una per tutte e tutte per una, nella staffetta, a bordo vasca. Sembrano sorelle, amiche per la pelle.
Poi, improvviso, sbuca il carteggio, si diceva così un tempo, tra la Carpanese e la Pellegrini, o meglio la Nesti, badante suo malgrado di quest'ultima, non essendo la Federica dotata di Facebook, pur avendo una faccia da libro e da romanzo.
Carpanese e Nesti sono legate da uno stesso filo, infatti portano all'anagrafe lo stesso nome di battesimo, Alice. Non risulta, dalla lettura dei testi, che le pupe vivano nel mondo delle meraviglie.
Il linguaggio della Carpanese è quello di certi scritti antichi, risciacquato nell'Arno; la replica della Pellegrini-Nesti (ma Alice se ne chiama subito fuori) puzza di Bronx o di toilette di autogrill, le parole minacciose sono scritte tutte in maiuscolo; nell'arido e infantile mondo della comunicazione tecnologica contemporanea, significa l'urlo, lo strillo, la portineria, con la sfida aperta e appuntamento da western in piscina.
Insomma lo spirito olimpico, affogato nella piscina di Londra, galleggia nelle pozzanghere nostrane, le pupe non sono affatto diverse dai loro amanti o sodali maschi che almeno risolvono il dissidio con un vaffa e un cazzotto. La tattica delle ragazze è più sottile e volgare, studiata, pensata, trascritta.
Direi che trattasi davvero di una bella lezione di stile libero, tecnica natatoria nella quale le azzurre di Londra non sono passate alla storia e nemmeno alla cronaca. Per fortuna su Facebook risventola il tricolore, il trio Carpanese-Pellegrini-Nesti è da podio. Del ridicolo.
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