Il trionfo di chi sa ascoltare

Saper farsi ascoltare è diventata la dote più preziosa e rara in un'epoca urlata come quella in cui viviamo, dove il mondo quotidiano scorre veloce sui display e nella rete

Il trionfo di chi sa ascoltare
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È la vittoria dell'ascolto. E sembra un paradosso, vedendo le nostre ragazze meravigliose urlare con gli occhi truccati fuori dalle orbite, incitandosi ad ogni palla che regalava punti o quei punti toglieva. Come si può parlare di un oro figlio dell'ascolto in una simile bolgia? La spiegazione è semplice; di più, è semplicissima. Saper farsi ascoltare è diventata la dote più preziosa e rara in un'epoca urlata come quella in cui viviamo, dove il mondo quotidiano scorre veloce sui display e nella rete, un'epoca densa di ruoli che non esistono più, di insegnanti che non insegnano, di allievi che non seguono, di ragazzi che hanno fretta in tutto e di vite affollate di paragoni e superficialità. Una dote ricercata senza trovarla da fior di politici e professoroni, e da tanti troppi genitori. L'ha invece trovata, e da tempo, Julio Velasco. L'uomo dietro queste donne sa farsi ascoltare.

Quando dice che questa è una "vittoria arrivata anche grazie al lavoro fuori dal campo, aiutando a creare una mentalità che già c'era e che siamo riusciti a tirare fuori", quando spiega che "le ragazze andavano solo aiutate a tirare fuori questi valori e ci siamo riusciti, perché volevo ragazze autonome ed autorevoli" è chiaro che non sta parlando di talento e allenamento, di tattica o schemi, di campionesse o gregarie, ma di coraggio e orgoglio, di consapevolezza e resilienza. Valori, appunto, che vanno spiegati a qualcuno che ha imparato ad ascoltare. Questa è la vera differenza tra la nazionale di ragazze di talento che avevamo 36 vittorie di fila fa e quella che abbiamo oggi.

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