Torino Mettiamola così: Andrea Agnelli non regalerà ad Alessandro Del Piero il cd di Fausto Leali «Mi manchi», come invece ha fatto Galliani con Gattuso. Il presidente bianconero oggi applaudirà il numero dieci, lo guarderà scambiare il gagliardetto con il capitano dell'Atalanta per l'ultima volta a Torino e lo ri-applaudirà quando il capitano riceverà dalle mani di Maurizio Beretta, presidente della Lega Calcio, il trofeo destinato a chi vince il campionato. Poi, prima di andare a nanna, si augurerà che domenica prossima, a Roma contro il Napoli nella finale di Coppa Italia, la scena si possa ripetere: a quel punto, giù il sipario davvero sulla storia d'amore tra la Juve e Del Piero Alessandro da San Vendemiano. Segni particolari: pluriprimatista di quasi tutte le classifiche (non solo) individuali della Juventus, 38 anni il 9 novembre e non sentirli. E siccome non se li sente, giocherà ancora: per dirlo nella maniera più netta possibile, ha usato quest'ultimo concetto come titolo di un libro autobiografico in testa alle classifiche.
Dove mostrerà la propria arte, non è ancora dato a sapere: avrebbe voluto chiudere alla Juve, ha sbagliato i tempi di un'uscita - quando, il 26 febbraio 2011, si disse pronto a firmare in bianco forzando così la mano alla società - e l'onore non gli sarà concesso nonostante abbia dato una sostanziosa mano sia nella rincorsa allo scudetto che in Coppa Italia.
Oggi, inutile negarlo, lo stadio sarà tutto per lui. Quattro gol ha realizzato quest'anno Del Piero e tutti nell'impianto bianconero, quasi a sigillare una storia che è già leggenda. Nella città della Mole, è stato il solo ad avere segnato in quattro impianti diversi e le 'prime volte' certo non le scorderà mai: al Comunale nella finale di campionato Primavera contro il Toro (18 giugno 1994), al Delle Alpi contro la Reggiana (19 settembre 1993), all'Olimpico (ex Comunale) contro il Vicenza (16 settembre 2006, in serie B), allo Stadium contro la Roma (24 gennaio 2012, in Coppa Italia). Quattro tappe di una storia durata 19 stagioni, puntellata da 18 trofei (compresi i due scudetti di calciopoli), 703 presenze e 288 gol, una leadership infinita e un rispetto universale. «Andrebbe clonato - ha detto di lui Conte -. Spesso sono stato criticato perché lo facevo giocare poco, a volte 6 o 7 minuti. Invece io l'ho sempre chiamato quando ne avevo bisogno: che fosse un minuto, trenta secondi, un tempo o tutta la partita. Contro l'Atalanta sarà capitano e titolare, come quando è stato inaugurato lo stadio e quando abbiamo esordito in campionato: un atto doveroso non per la carriera, ma per quello che ha fatto e dovrà fare ancora domenica prossima».
Siccome oggi a Torino è prevista pioggia, che però dovrebbe attenuarsi in serata rendendo più godibile il giro trionfale della città che la squadra effettuerà su un pullman scoperto a partire dalle 20 (il via da Porta Susa, l'arrivo al Valentino intorno alle 22), qualche inevitabile lacrima potrà essere più facilmente mimetizzata.
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