M artedì grasso per le due italiane. Ronaldo seduto, Dybala in piedi. La Juventus, senza il suo fenomeno in tribuna per castigo Uefa, celebra la notte magica di Paulo Dybala che qualcuno azzarda PD10 con evidenti equivoci. Tre gol in una volta sola, un palo e un rigore che anche Nicchi e la sua orchestra avrebbero concesso, il debutto da titolare in questa Champions premia l'argentino e complica, si fa per dire, i disegni di Allegri che dovrà scegliere, al rientro di Cristiano Ronaldo, che Juventus mandare in campo anche perché Bernardeschi continua a crescere, per fisicità e presenza imprevedibile in ogni zona di gioco.
Nella serata di festa un posto vuoto, quello di Beppe Marotta licenziato con il famoso stile Juventus che, in verità apparteneva in esclusiva a Gianni e Umberto Agnelli, non certo all'erede presidente contemporaneo, plurivincitore che però se ne infischia di stile, modi e tempi e liquida i dipendenti come colf. La curva dello stadio resterà chiusa un turno in campionato, per i soliti cori volgari, se Andrea Agnelli disegna un futuro giovane e mondiale del club si occupi e si preoccupi, oltre a servizi e ricavi, degli squatter che urlano e lordano l'Allianz. Nello stesso gruppo Mourinho ancora in crisi (quattro gare senza vittorie) fermato dal Valencia.
La Roma sfrutta le vitamine del derby, Dzeko fa i numeri, cioè tre gol come Dybala, Pellegrini gioca da artista, i cechi del Viktoria Pilsen in vacanza romana, Di Francesco con la pancia piena per la sconfitta del presuntuoso Real Madrid che da tre partite non va in gol e lascia le nacchere al Cska. Tocca oggi a Inter e Napoli non rovinare la festa italiana.
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