La corsa rosa partirà dal Mar Nero e più precisamente da Nessebar a Burgas, in Bulgaria, ma la prima sfida è trovare un punto d'incontro con le squadre, che non vedono di buon occhio l'ennesima Grande Partenza forestiera e per questo sono sul piede di guerra contro la Rcs Sport del presidente Urbano Cairo: battono cassa. Da sempre i team del World Tour - la Champions League del ciclismo - ricevono importanti rimborsi spese oltre a tutta l'ospitalità, ma quando si chiede loro di spostare due blocchi importanti di automezzi e personale per andare in Bulgaria e al contempo trasferirsi in Calabria dove tre giorni dopo da Sofia si trasferirà tutta la corsa, la situazione cambia profondamente: i costi sono evidenti per un circo di tale portata.
Tre giorni nella nazione balcanica, tre tappe che sorridono ai velocisti e agli attaccanti, per un avvio soft, sperando che qualche big, come Jonas Vingegaard e Remco Evenepoel, sciolgano le riserve e decidano di venire a correre il Giro come due anni fa Pogacar. "È una corsa che sorride al fuoriclasse danese ma anche a quello belga ci spiega Vincenzo Nibali, uno dei sette corridori della storia ad aver vinto almeno una volta tutti e tre i Grandi Giri e per questo ha la tripla corona -. Per quello che so Jonas ci sta facendo ben più di un pensierino, anche se i programmi saranno poi definiti nelle prossime settimane con la Visma Lease & Bike, il suo team, che al momento sembra poco orientata, ma mai dire mai".
Tre giorni in Bulgaria, con l'ultima tappa che si concluderà nella capitale, a Sofia, dove saranno ancora una volta attesi i velocisti, esattamente come nella prima frazione inaugurale in programma venerdì 8 maggio. La corsa rosa partirà per la sedicesima volta dall'estero, e dopo 3.459 chilometri, 50mila metri di dislivello, l'edizione numero 109 si concluderà a Roma, sui Fori Imperiali, domenica 31 maggio. Il menù è ricco e abbondante: una cronometro individuale di 40,2 chilometri; 8 tappe di pianura; 7 di media montagna e 5 di alta con 7 arrivi in quota. La Cima Coppi del Giro sarà sul Passo Giau, con i suoi 2.233 metri. Oltre all'abbrivio balcanico, ci sarà uno sconfinamento in Svizzera con una tappa interamente in territorio elvetico, da Bellinzona a Carì. E poi c'è il ritorno di Milano, che ospiterà il Giro per la 90ª volta: la tappa? Per velocisti. Cinquanta saranno invece gli anni dal terribile terremoto in Friuli, quindi partenza da Gemona (1976-2026), mentre la corsa rosa ricorderà Marco Pantani ai Piani di Pezzé e Gino Bartali nella cronometro da Viareggio a Massa. Un Giro equilibrato? Direi di sì. Un Giro bello? Diciamo che ci sono tutti gli elementi per fare in modo che lo sia, anche se lo sappiamo benissimo che le corse non le fanno gli organizzatori e nemmeno Mauro Vegni, in uscita come direttore del Giro, ma i corridori. Troppo presto per dire chi potrà essere al via l'8 maggio, ma c'è il tempo necessario per tessere relazioni con i più forti team del mondo, che da anni sembrano avere a cuore solo il Tour, molto più mediatico e per questo partecipato.
Per il Giro, infatti, lo scoglio da superare è dato dall'ennesima partenza dall'estero, tutt'altro che agevole ma redditizia, e tutt'altro che apprezzata dai team. Qui è già da tempo al lavoro la diplomazia di casa Rcs Sport&Events per smussare il malcontento.
La partenza dalla Bulgaria vale parecchio si parla di 11 milioni di euro e le squadre pretendono un rimborso spesa più congruo (devono spostare due strutture: due motorhome e otto ammiraglie, sia in Bulgaria che al contempo in Calabria, dove ripartirà la corsa rosa, ndr), non vogliono la mancetta di fine mese, ma ciò che spetta a team che ormai appartengono a nazioni, fondi sovrani e multinazionali miliardarie. Per la serie: gli organizzatori badano ai conti? Anche le squadre.