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Inter, euro rimpianto

Il turnover di Inzaghi non paga in Europa: per la prima volta in stagione i nerazzurri non fanno gol e passano come secondi del girone. Così il sorteggio per gli ottavi della Champions sarà di brividi

Inter, euro rimpianto

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Come una finale, ma di quelle brutte. Tattica e noiosa, lenta e senza emozioni vere. Di bello, per l'Inter inchiodata fino all'ultimo allo zero a zero di partenza, non c'è nemmeno il risultato: pareggia, anzi vince la Real Sociedad che conquista il primo posto nel girone e soprattutto un sorteggio più semplice. Il cammino verso la finale vera, quella di Wembley, per l'Inter proseguirà in salita.

Inter sotto le aspettative, giusto dirlo subito. E soprattutto per la prima volta in stagione resta a secco, senza gol segnati. Incapace di andare oltre il lungo fraseggio altrui. La Real Sociedad è squadra vera, si era già visto all'andata. Là aggrediva per vincere, qui gioca per non perdere. Escono due pareggi ed è colpa dell'Inter non vincere mai, perché è sicuramente più forte nei singoli.

Inzaghi sceglie come previsto di risparmiare alcuni titolari, proprio come all'andata. E come all'andata, la scelta non paga fino in fondo. Anzi, non paga per nulla. Ma domenica c'è la Lazio, contro cui l'Inter negli ultimi due anni a Roma ha sempre perso. Scelte, pensando al vero obiettivo di stagione: lo scudetto della seconda stella.

Prima da capitano per Darmian. Del resto, fra gli undici di partenza, il Soldatino è con Sanchez (che però ha svernato una stagione a Marsiglia) l'unico dei reduci dello scudetto di Conte. In 2 anni l'Inter ha cambiato faccia, smontata e rimontata con bravura dal Demone Simone e si vede anche da questi dettagli.

Il primo tempo passa senza alcun sussulto, con i baschi impegnati ad abbassare i ritmi e a nascondere più possibile il pallone agli uomini di Inzaghi (73% di possesso all'intervallo, 62% al 90'), che da pare loro poco si preoccupano di andarglielo a rubare. Come sempre, la scelta è innanzi tutto quella di non rischiare, convinti che, prima o dopo, un errore altrui consentirà di sbloccare il risultato. E invece no, stavolta niente, perché ai rari sbagli dei baschi, l'Inter oppone i suoi.

L'avvio della ripresa è un'illusione, perché Inzaghi alza sì la pressione, ma la ragnatela basca riesce sempre a contenere le voglie nerazzurre. Senza che il portiere Remiro debba peraltro mai intervenire. Come lui Sommer. Due spettatori infreddoliti nella noiosa e gelida notte di San Siro.

L'emozione più grande, ed è tutto dire, è la simulazione di Kubo verso il tramonto della partita: il giapponese, che resta un ottimo giocatore, s'infila nell'area nerazzurra e appena incrocia Calhanoglu e Carlos Augusto crolla a terra. L'arbitro fischia il rigore che dura il tempo della revisione al Var. Kubo ammonito.

Lautaro e Barella entrano a metà tempo, con Arnautovic. Al Toro basta ovviamente una manciata di minuti per fare meglio di Sanchez (gran tiro in corsa, alto di poco in sospetto fuorigioco; più un'occasione netta nel recupero), ma stavolta nemmeno lui trova il guizzo che varrebbe la vittoria.

L'Inter entra da seconda nell'urna di Nyon.

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