
È importante per l'Inter sapere di essere a Monaco non per caso ma per merito. «Questa finale ce la siamo ampiamente guadagnata, ora vogliamo godercela. Con determinazione e senza ossessione», racconta Inzaghi con la consapevolezza dei forti. Istanbul è servita anche a questo. «Siamo diversi, più pronti. L'esperienza è stata utile per curare ogni dettaglio». Due anni fa c'era un favorito e non era l'Inter, stavolta si può fare. «Il PSG è molto forte, ma anche noi non scherziamo, dico 50 e 50», graffia capitan Lautaro, convocato da Inzaghi anche per la conferenza stampa pre-partita. «Ho voluto lui e Barella al mio fianco perché sono qui da tanti anni e hanno la maglia dell'Inter cucita addosso. Sono importantissimi, quando è il momento giusto sanno farsi sentire». Consapevolezza e voglia di rivincita. «Sognavo di rigiocare una finale di Champions, farlo due anni dopo è già un traguardo, ma ora dobbiamo entrare nella storia», la chiosa proprio di Barella.
Finale senza favorita, ma Inter di nuovo contro una squadra molto più ricca, che ha cambiato modo di investire ma non ha certo tagliato le spese. «Per fortuna che in campo vanno i giocatori e non i fatturati e i monte ingaggi. E io dei miei giocatori mi fido molto, anche perché abbiamo vissuto insieme tutto quello che di bello e di brutto il calcio può regalare».
Formazione decisa da giorni, anche se Inzaghi tiene un piccolo spiraglio aperto sulla presenza Pavard, assente dalla disgraziata partita con la Roma (27 aprile). «Vedremo dopo la rifinitura, ma finora mi ha dato le risposte che volevo. Sono molto contento di avere l'organico al completo: in 59 partite, quest'anno è solo la quarta volta che accade». Può esserci anche un valore simbolico nella presenza di Pavard dal primo minuto, visto che è l'unico fra i giocatori in campo ad avere già alzato la coppa. Lui sa come si fa, così come l'Inter sa come si vince a Monaco: proprio qui, nell'andata contro il Bayern, giocata l'8 aprile, il primo dei 4 entusiasmanti capitoli che l'hanno qualificata alla finale. «Vincere quella partita e in quel modo ci ha dato lo slancio per poi sfidare il Barcellona e tornare a Monaco», racconta Inzaghi. «Abbiamo un sogno: vogliamo regalare questo trofeo a noi stessi e ai tifosi. Anche a chi non è qui, penso ai ragazzi della Curva Nord che sono venuti a salutarci in ritiro prima della partenza».
Il futuro è adesso, anche se adesso il futuro non conta. «Lunedì o martedì ci incontreremo con la società e decideremo, sempre per il bene dell'Inter. Io qui sono a casa, ho tutto quello che voglio per restare e togliermi altre soddisfazioni».
Detta così, anche se Inzaghi spiega che «vincere o perdere fa tutta la differenza del mondo», sembra che non sia dall'esito della finale che il tecnico deciderà il suo futuro. Marotta resta molto ottimista sul prolungamento del contratto oggi in scadenza nel 2026.