Russia 2018

È un'Italia chiacchierona Per paura?

Per il commissario tecnico Giampiero Ventura "noi saremo al Mondiale". Alessandro Florenzi promette: "L'Italia andrà in Russia, voglio morire sul campo per riuscirci"

È un'Italia chiacchierona Per paura?

P er il commissario tecnico Giampiero Ventura «noi saremo al Mondiale». Alessandro Florenzi promette: «L'Italia andrà in Russia, voglio morire sul campo per riuscirci». È scoppiato il Russiagate, gli svedesi si sono irritati, convinti che abbiamo detto loro che faranno solo da mobilio nelle due sfide di venerdì a Stoccolma e lunedì a Milano. Siamo stati troppo spavaldi? In realtà più che il timore che Ventura e Florenzi si siano spinti troppo oltre, c'è il fondato sospetto che la sicurezza nasconda il timore, e anche un po' la paura, di passare giugno 2018 davanti alla tv.

Solo sessant'anni fa, nel 1958, l'Italia mancò la qualificazione (nel 1930, prima Coppa Rimet, si scelse di non partire per l'Uruguay). E il Mondiale si disputava proprio in Svezia. L'Italia di Alfredo Foni, imbottita di oriundi (Ghiggia e Schiaffino, quelli del Maracanazo 1950, Montuori, Da Costa) affonda nel fango di Windsor Park a Belfast. È il punto più basso del peggior periodo del nostro calcio, privato nove anni prima, della generazione Grande Torino. I giovani talenti scarseggiano, ricorriamo a vecchi immigrati.

Anche ora il nostro calcio arranca. Quindi questo «ganassismo» azzurro non può che essere un modo per esorcizzare il pensiero funesto dell'eliminazione. C'è qualcosa di peggio che non andare al Mondiale: venire ricordati come quelli che non ci sono andati. Per scoprire chi sono quelli che fallirono la qualificazione nel 1958 bisogna impegnarsi un po'. Ma ora, con tutti i media/social che abbiamo a disposizione, la memoria dell'insuccesso non scomparirebbe tanto in fretta. Per cui bisogna ostentare sicurezza. E pace se gli svedesi se la prendono. Non è mancanza di rispetto.

Anzi.

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