Allegri e Inzaghi, così apparentemente diversi eppure in realtà non troppo. Così lontani in classifica, ma uniti dai punti conquistati sul campo (50). Allegri e Inzaghi, criticati e contestati e tremendamente soli al comando delle rispettive squadre. Allegri ultimo sopravvissuto, e chissà se e fino a quando, di una Juventus che non c'è più, azzerata dalle inchieste. Inzaghi capro espiatorio quando le cose vanno male, quest'anno spesso, e promosso a tempo, se invece arrivano le vittorie. Il futuro è un'incognita, il presente di più. Il presente dell'Inter è il secondo posto garantito dal rotondo successo sul Lecce, che ha regalato a Inzaghi un approccio appena più confortevole all'ennesimo bivio della stagione, la sfida di ritorno col Porto, prima del quale però c'è un'altra trasferta a Spezia, meno prestigiosa ma ugualmente carica di insidie, guai a non vincerla, ché altrimenti riparte il conteggio dei punti persi in provincia.
Il ko di Roma ha strappato alla Juve il sogno della rimonta impossibile e per sperare nella Champions, con tutto ciò che comporterebbe restarne fuori, c'è solo da sperare nei tribunali. Per questo Allegri, approfittando di una domanda che avrebbe preteso una risposta differente, ha rilanciato a Roma la classifica del campo, e cioè gli stessi 50 punti dell'Inter. Che sembrano tanti e lo riempiono di orgoglio, ma restano 15 in meno del Napoli e appena 2 più della Lazio e 3 più della Roma, segno che anche senza penalizzazione può dire di avere fatto benino, non certo benissimo.
Allegri ha altri 2 anni di contratto, e non serve ricordare i 7 milioni netti più 2 di bonus a stagione che Andrea Agnelli gli ha garantito nel 2021, quando l'ha richiamato a Torino. Andare in Champions almeno sul campo può valere molto per lui, dovesse arrivare il momento di rescindere l'accordo. Cosa sarà di Allegri, dipende intanto da cosa sarà della Juventus, dove giocherà, per quali traguardi. Oggi Max è solo in prima linea ad agitare il vessillo del club, difendendolo. La vecchia Juve non c'è più, quella nuova scrive ricorsi e prepara strategie. Altrove c'è già chi pensa al mercato che sarà, la Juventus non può pensare nemmeno ai rinnovi dei suoi attuali giocatori. L'ottimismo sul futuro di Di Maria non ha cittadinanza nella realtà, almeno fino a che non si conoscerà la sorte sportiva del club. E Allegri è il vero referente della squadra, quasi manager all'inglese senza volerlo e senza saperlo.
Inzaghi il contratto ce l'ha invece solo per un anno, il prossimo, e cerca risultati per averne conferma. Lui ricorda quello che lui ha fatto «in diciotto mesi», ma c'è sempre qualcuno vicino pronto a rinfacciargli quello che non ha fatto: vincere lo scudetto. Lui nella prossima Champions può andarci davvero, e chi se no, ma prima deve prendersi questi quarti, dribblando un'altra volta il Porto.
Poi ci sarà lo scontro diretto proprio con Allegri, in una semifinale di Coppa Italia che vale molto più del solito, perché oppone l'Inter alla Juventus. Non sarà semplice, ma sarà appassionante seguire la corsa a ostacoli di due uomini soli con tanta voglia di restare al comando.
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